L’ex dg di Atac contro il M5s: “Sono delinquenti”. E annuncia: “Non ci sono soldi per gli stipendi”
L'arrivo di Bruno Rota come direttore generale di Atac aveva provocato grandi speranze. Il manager, considerato il salvatore di Atm (l'azienda del trasporto comunale di Milano), era stato chiamato, al termine di una gara di evidenza pubblica, a risolvere i guai dell'azienda municipale capitolina più disastrata di tutte. Ora, dopo appena tre mesi se ne va, e lo fa sbattendo la porta e usando parole durissime contro l'amministrazione di Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle, ma soprattutto vaticina la bancarotta per Atac se non si fa subito qualcosa.
Rota attacca: "Quale siluramento, sono dei delinquenti"
Lancia strali e accuse in due interviste a il Messaggero e al Corriere della Sera, in cui non esita a definire il comportamento degli esponenti del M5s grillini da "delinquenti". Ecco le parole del manager al Corriere, in cui si dice esterrefatto per ciò che è accaduto, dato che a suo dire aveva già presentato le dimissioni da una settimana e proprio la sindaca gli aveva chiesto di rimanere, almeno per il momento
È pazzesco, ma come si fa, questi sono dei delinquenti, è scandaloso. Io le dimissioni formali le ho date il 21 luglio e la Raggi mi ha chiesto di restare e di soprassedere, almeno per portare a termine gli adempimenti più importanti. Nell’ultimo mese, verbalmente, le avevo già date più volte le dimissioni.
E ancora a chi dice che le sue dimissioni non erano note all'azienda e al presidente Manuel Fantasia:
Ma quando mai, hanno fatto i furbi. Peggio ancora. Ma chi se la beve la novella del siluramento? Questo la dice lunga sulla serietà di queste persone. È l’ennesima dimostrazione che avevo visto giusto, che ho fatto bene ad andarmene per tempo.
Atac: "Dal prossimo mese non ci saranno si soldi per gli stipendi"
Dalle colonne de il Messaggero l'ex dg ribadisce poi lo stato disastroso dell'azienda, coperta di debiti e che dal prossimo mese potrebbe addirittura non essere più in grado di pagare gli stipendi dei dipendenti. Parla esplicitamente di "fallimento" Rota, e ribadisce come i fornitori, titolari di decine di milioni di euro di crediti nei confronti dell'azienda, non sono più disponibili a fornire materiale per aggiustare le vetture. Una situazione che a suo avviso non sarebbe stata affrontata per tempo dal M5s, nonostante la sua gravità e, a meno che non arrivino interventi drastici, la "death line è già superata".
Come si è arrivati allo scontro tra M5s e Rota
Lo scontro, che andava avanti sotterraneamente da settimane, è diventato di pubblico dominio lo scorso giovedì, quando in un'intervista Rota parlava dello stato disastroso dell'azienda, delle tante (troppe) cose che non andavano e della necessità di prendere provvedimenti urgenti. Un'intervista che non è piaciuta, non essendo stata evidentemente concordata, in Campidoglio. Così pronta è arrivata la replica del capogruppo in Commissione trasporti Enrico Stefàno, esponente di punta della maggioranza: Il mero elenco dei problemi non è sufficiente ed è necessario aggredirli e provare a risolverli. Magari in questi primi tre mesi poteva cominciare a dare dei segnali, ad esempio rimuovendo i dirigenti responsabili di questo disastro o quelli completamente inutili, come lo abbiamo invitato a fare più volte".
Rota accusa Enrico Stefàno di avergli raccomandato i "soliti noti"
Ma Rota non ci sta a fare da capro espiatorio e contrattacca, accusando Stefàno di avergli raccomandato i soliti noti. Accuse e circostanze ribadite oggi a mezzo stampa. "So del vivo interesse del consigliere Stefano alle soluzioni della società Conduent Italia che si occupa di bigliettazione e che mi ha invitato ad incontrare più volte. – aveva detto Rota – Più che di dirigenti da cacciare, lui, e non solo lui, mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti. Suggerisco a Stefano, nel suo interesse di lasciarmi in pace e di rispettare chi ha lavorato. Onestamente".