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Opinioni

Il vero problema dei rifiuti: da anni Roma porta la sua ‘mondezza’ in altre regioni. E ancora non c’è soluzione

L’immondizia della Capitale viene smaltita in parte fuori dal Lazio. Non si tratta certo di una novità dettata dall’emergenza delle feste natalizie. La Capitale, si legge nella relazione sul ciclo dei rifiuti redatta dalla Commissione parlamentare sulle Ecomafie, dipende per oltre il 60 per cento della spazzatura da dieci regioni e tre Paesi stranieri.
A cura di Enrico Tata
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Ogni giorno da Roma partono più di 160 tir carichi di rifiuti verso otto regioni italiane e oltre cinquanta siti differenti. Che l'immondizia della Capitale venga smaltita in parte fuori dal Lazio non è certo una novità dettata dall'emergenza delle feste natalizie. La Capitale, si legge nella relazione sul ciclo dei rifiuti redatta dalla Commissione parlamentare sulle Ecomafie, dipende per oltre il 60 per cento della spazzatura da dieci regioni e tre Paesi stranieri. Per fronteggiare possibili criticità in vista del Natale, il 7 dicembre Ama ha inviato una richiesta all'Emilia Romagna di trasferire in impianti di quella regione parte dei rifiuti indifferenziati della Capitale. Una richiesta emergenziale che il presidente della regione Stefano Bonaccini, Pd, aveva accordato per circa due mesi.

Montanari a Fanpage.it: "Abbiamo fatto una scelta in base ai costi e alla vicinanza"

Ufficialmente l'amministrazione capitolina ha fatto improvvisamente dietrofront perché, come ha dichiarato il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Ambiente, Daniele Diaco, il trasporto in Emilia costa troppo: 180 euro a tonnellata, 30 euro in più del costo di trasporto in regioni confinanti. "Ma i costi li conoscevano da tempo, non sono stati la sorpresa delle ultime ore", ha ribattuto l'assessore regionale Mauro Buschini, Pd. A Fanpage.it l'assessore all'Ambiente del Comune di Roma, Pinuccia Montanari, ha ribadito che l'amministrazione ha "applicato il principio di prossimità ed economicità. Il costo medio dell'Emilia era molto più alto. Ama a settembre ha fatto un'indagine di mercato e diverse regioni hanno offerto la loro disponibilità. Poi, il 22 ottobre, Ama ha fatto richiesta di attivazione. La risposta regionale è arrivata il 23 novembre e a fronte di questa la scelta è stata quella di individuare le regioni che rispondessero ai criteri di economicità e prossimità".

Il comune, infatti, ha chiesto anche alla più vicina regione Abruzzo il via libera alla richiesta di accogliere rifiuti in impianti di TMB (Trattamento Meccanico Biologico). A Roma ce ne sono quattro, insufficienti a raccogliere tutti i rifiuti indifferenziati della Capitale. Quella all'Abruzzo "è una richiesta presentata da Ama alla Regione Lazio lo scorso 22 ottobre, ma che Zingaretti ha sbloccato soltanto dopo un mese per un ‘mancato funzionamento del sistema informatico'", spiega Montanari. Fino a ottobre 2017 Ama aveva in effetti un accordo con l'Abruzzo per il trasferimento di circa 170 tonnellate al giorno in caso di emergenza. Da più di tre anni, dice l'assessore Buschini, "Roma Capitale chiede alla Regione Lazio di accordarsi con l’Abruzzo per conferire rifiuti romani in quella regione. Il 22 ottobre scorso Roma Capitale ha chiesto alla Regione Lazio di concordare con l’Abruzzo maggiori quantità di rifiuti romani da portare in quella regione. Richiesta da noi inoltrata e in attesa di risposta. Falso e insopportabile essere, ora, accusati di inerzia quando, proprio grazie alla nostra azione mediatrice, Roma Capitale ha esportato in Abruzzo, in tre anni, oltre 100.000 tonnellate di rifiuti romani". Un accordo, quello con l'Abruzzo, necessario, si legge ancora nella relazione della commissione Ecomafie, perché "l'oscillazione delle disponibilità di TMB, dovuta a rotture, a incidenti e talora a problematiche amministrative o investigative, costringe all’individuazione di soluzioni alternative immediate ed efficaci". Per Daniele Diaco "gli accordi sui rifiuti fra Regioni, anche nel caso di quantitativi esigui, come nel caso dell'Emilia Romagna, servono a monte per legge ed era doveroso attivarli come ‘valvola' di cautela. Se sarà necessario utilizzarne uno o più di uno lo si farà nella massima trasparenza e in base al principio di maggior convenienza ed economicità”.

Roma non riesce a smaltire i suoi rifiuti: l'obiettivo della raccolta differenziata

Nel 2015 Roma era la metropoli europea che aveva fatto registrare il tasso maggiore di raccolta differenziata, superiore anche alla città di Berlino. A fine 2014 la percentuale di raccolta differenziata era del 43 per cento, l'obiettivo per il 2016 era il 65 per cento. Ama confidava di arrivare nel 2020 con solo il 15 per cento dei rifiuti romani da consegnare al ciclo dello smaltimento e quindi ai quattro TMB presenti sul territorio, che quindi avrebbero potuto accogliere quel quantitativo di rifiuti senza andare in difficoltà.

Quello dei rifiuti, ha scritto l'assessore Montanari, "è un sistema fragile che stiamo rendendo forte e stabile con la richiesta di autorizzazioni per costruire impianti di compostaggio e di riciclo; con l’estensione della raccolta differenziata spinta a oltre un milione abitanti nel 2018". Secondo l'ex assessore all'Ambiente del Comune di Roma Estella Marino (Pd) la raccolta differenziata porta a porta a Roma copre già un milione di abitanti dal 2016. "Dal 2016 ad oggi non è stata estesa a nessuno, tranne qualche centinaio di utenze del Ghetto, e infatti il dato della raccolta differenziata è fermo al palo del 43 per cento da oltre un anno".

Il piano rifiuti della Regione fermo al 2012

L'assessore Montanari ricorda che  "dal 2013 – anno di chiusura della discarica di Malagrotta con il Pd che si dimenticò di pianificare una alternativa – il piano regionale del Lazio non è stato ancora aggiornato: di conseguenza, la Regione non riesce a trovare una alternativa per accogliere le tonnellate di indifferenziato prodotte da cittadini e imprese". Il suo collega alla Regione Lazio, Buschini, ribatte che il piano "è in via di aggiornamento, ma fermo a causa delle mancate risposte di Roma Capitale e della sua Città Metropolitana, che dovevano arrivare entro il 30 settembre 2017. La legge impone ai Comuni e alle Province di scegliere i siti di smaltimento e alla Regione di includerli in un piano regionale. Se i Comuni e le Province non scelgono, la Regione non può pianificare. Sarebbe, se lo facesse, un abuso e un arbitrio. Questo dice la legge, ma per l’Assessora Montanari, evidentemente, le leggi non valgono. Insistere sul fatto che la Regione Lazio deve dire a Roma Capitale dove deve smaltire i suoi rifiuti è come invocare un comportamento contra legem. Piuttosto, Roma Capitale rispetti la legge: risponda alla sollecitazione della Città Metropolitana del luglio 2017 dicendo dove vuole realizzare gli impianti di smaltimento dei sui rifiuti residui così permettendo alla Città Metropolitana di rispondere alla Regione la quale, finalmente, potrà adottare un nuovo piano. Cercare di mischiare le carte, magari per cercare di dare la rappresentazione di uno scaricabarile non aiuta a svuotare i cassonetti. È un modo sconsiderato di agire, di usare le leggi e di negare la verità. Con le bugie e l’arroganza non si va da nessuna parte”.

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Sono giornalista professionista dal 2015 e mi occupo della cronaca di Roma su Fanpage.it. Ho fatto stage a Repubblica.it, Radio Radicale, ho fondato e diretto la web radio 'Radio Libera Tutti' e sono diventato giornalista pubblicista, nel 2010, collaborando con il settimanale locale 'Velletri Oggi'. Ho frequentato la Scuola di Giornalismo Walter Tobagi/Ifg dell'Università Statale di Milano, ho ricevuto una borsa di studio finanziata da Google per l'eccellenza nel giornalismo e ho vinto il concorso 'Una storia ancora da raccontare: Peppino Impastato', organizzato dal Festival Internazionale del Giornalismo.
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