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Il Riesame contro la ex di De Rossi: “Tamara Pisnoli ordinò violenze brutali a scopo di estorsione”

Rimane agli arresti domiciliari l’ex moglie del calciatore della Roma Daniele De Rossi. Tamara Pisnoli per i giudici del riesame è la mandante dell’estorsione ai danni dell’imprenditore romano A. I. ma soprattutto delle violenze brutali eseguite da un commando ai suoi ordini.
A cura di Valerio Renzi
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Per il Tribunale del riesame non c'è dubbio, sarebbe lei, Tamara Pisnoli ex moglie del calciatore giallorosso Daniele De Rossi, la mandante dei ricatti e delle violenze ai danni dell'imprenditore A, I. I giudici così hanno disposto che rimanga agli arresti domiciliari, mentre gli esecutori materiali dei delitti ascritti Manuel Severe, Francesco Camilletti e Simone Di Matteo, rimangono detenuti in carcere. La vicenda nasce dalla volontà della Pisnoli di riavere indietro dall'imprenditore 150 mila euro a fronte di un investimento di 80 mila euro. Secondo quanto emerso dalle indagini si sarebbe trattato di una richiesta pretestuosa e volta soltanto a taglieggiare l'imprenditore. In carcere rimangono anche Fabio Pacassoni, procacciatore d'affari, e Andrea Gioacchini, già indagato per usura: anche loro responsabili di aver estorto denaro all'imprenditore.

"La vicenda – scrivono i giudici del Riesame – ha fatto emergere l'impiego di un non comune livello di violenza espresso da tutti gli indagati a vari livelli. Da quelli che hanno dato l'ordine a quelli che hanno materialmente infierito". "Peraltro – continuano i giudici – tale violenza da un lato è stata brutalmente esercitata a fronte di una pretesa del tutto infondata e per scopi anche egoistici, nel senso che attorno alla Pisnoli sono ruotati e ruotano personaggi oltre che violenti anche melliflui pronti a tutto pur di speculare e ottenere guadagni. Dall'altro si è manifestata attraverso il ricorso al prestito a usura che ha lasciato poco scampo alla vittima il cui tenore di vita ‘sopra le righe' ha costituito l'humus sul quale si sono innescate le attività criminali".

Il rapimento e le torture all'imprenditore

L'imprenditore il 17 luglio del 2o13 era stato costretto a salire su di un'auto e portato in un appartamento dove è stato seviziato per ore da quattro persone: “Uno di loro mi tagliò con un coltello il cuoio capelluto – ha raccontato agli inquirenti – Pretendevano altri 86mila euro per un prestito che sei mesi prima avevo chiesto di 100mila euro. Ne avevo già restituiti 343mila, ma ne volevano ancora e subito. Mi hanno minacciato di morte: "Se non paghi in cinque giorni ti spariamo alla testa". E anche: ‘"ai quanto ci metto a fa ammazzà una persona? Basta che metto diecimila euro in mano a un albanese, non ci mette niente”. Dopo il sequestro l’imprenditore romano viene abbandonato in una strada del Trullo, non prima però di essere anche derubato di 900 euro in contanti e del Rolex che aveva al polso.

Tamara Pisnoli, "violenta e vendicatrice"

Già nelle carte che avevano portato agli arresti il Gip Giuseppina Guglielmi aveva descritto il carattere di Tamara Pisnoli così: “Una donna dall’indole violenta, con un’abitudine ai rapporti improntati alla sopraffazione e all’intimidazione”. Tra gli arrestati c'è anche Manuel Milano, ex fidanzato della donna, anche lui vittima di quella donna che non riusciva a sopportare un affronto. Per scappare dalla vendetta l'uomo stava progettando una fuga a Cuba, come si apprende dalle telefonate dell'uomo con la madre, in cui Manuel Milano spiega le manovre della Pisnoli per fargliela pagare, soprattutto aizzando contro di lui il clan dei Casamonica a cui da tempo la donna è legata.

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