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Il ministro Calenda: “Io sindaco di Roma? Neanche morto, sarei un cialtrone”

“Se utilizzassi il lavoro fatto per il tavolo su Roma per candidarmi a sindaco di Roma sarei un cialtrone e non lo farò”. Così Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto di una sua possibile candidatura a sindaco della Capitale. Tra Calenda e la sindaca Virginia Raggi è in corso da mesi una vibrante polemica sul cosiddetto “Tavolo per Roma”.
A cura di Francesco Loiacono
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"Io sindaco di Roma? No, sarei cialtrone". Così Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto di una sua possibile candidatura a sindaco della Capitale. La domanda e la netta risposta di Calenda sono arrivate al termine di un intervento dello stesso ministro durante un'iniziativa del Pd romano, nel corso della quale Calenda aveva appena spiegato le sue iniziative con l'amministrazione capitolina sul cosiddetto "Tavolo per Roma": "Neanche morto. Mi piace fare altre cose. Devo essere chiaro – ha aggiunto poi Calenda – se utilizzassi il lavoro fatto per il tavolo su Roma per candidarmi a sindaco di Roma sarei un cialtrone e non lo farò".

Tra Calenda e la sindaca Virginia Raggi è in corso un duro scontro

Calenda e la sindaca di Roma, Virginia Raggi, sono stati protagonisti negli scorsi mesi di una lunga polemica proprio sul "Tavolo per Roma", un vertice tra governo, Regione, Comune e altri attori che servirebbe – o sarebbe servito, come si capirà più avanti – a rilanciare la Capitale. Dopo lunghi batti e ribatti a mezzo stampa, la prima riunione del Tavolo si era tenuta lo scorso ottobre: sul tavolo c'erano circa tre miliardi di euro di finanziamenti. L'iniziativa dopo soli pochi mesi sembra però già essere naufragata: ieri è stata resa nota una lettera del Mise, firmata da Calenda, che conteneva pesanti accuse di "immobilismo" alla giunta Raggi, considerando di fatto chiusa l'iniziativa. Dura anche la replica di Virginia Raggi: "Ho letto la lettera di Calenda, ormai le leggo prima sui giornali e poi mi vengono inviate per conoscenza. Mi stupisce, forse neanche tanto, che a due settimane dal voto si torni a promettere un miliardo per Roma, dopo cinque anni in cui il Governo si è assolutamente dimenticato della Capitale. Se questo miliardo fosse vero lo avremmo inserito in bilancio, in bilancio non posso inserire né parole né promesse".

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