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Il giorno più lungo per Ignazio Marino: entro domani il rimpasto di giunta

Il giorno più lungo per Ignazio Marino alle prese con il rebus del rimpasto di giunta. Tre le caselle da riempire: quella del vicesindaco dopo l’addio di Luigi Nieri, poi quelle degli assessori ai Trasporti e al Bilancio, dopo che Guido Improta e Silvia Scozzese hanno salutato sbattendo la porta. E domani alla Festa dell’Unità di Roma arriva Renzi.
A cura di Valerio Renzi
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Il giorno più lungo per Ignazio Marino alle prese con il rebus del rimpasto di giunta. Tre le caselle da riempire: quella del vicesindaco dopo l'addio di Luigi Nieri, poi le dimissioni degli assessori ai Trasporti e al Bilancio, Guido Improta e Silvia Scozzese che hanno salutato sbattendo la porta. Tre poltrone "di peso", fondamentali per immaginare una nuova fase governo della città: quella di vicesindaco per rassicurare soprattutto Palazzo Chigi che si fida sempre di meno di Marino, i Trasporti per gestire il disastro di Atac dopo l'annunciata ricapitalizzazione e l'intenzione di far entrare soci privati, il Bilancio per gestire il cappio del Salva Roma senza tagliare ancora su servizi e sociale.

Il toto nomi va avanti da giorni. In arrivo sembra essere sicuramente Marco Causi, ex assessore di Walter Veltroni e oggi deputato dem, che verrebbe paracaduto sul Campidoglio per gestire una situazione che sembra ormai disperata. Ma Matteo Renzi l'ha chiarito in ogni modo che non è per l'accanimento terapeutico: se Marino è in grado di governare rimanga, altrimenti si vada ad elezioni nel 2016 con Milano e Napoli. E proprio Renzi domani sarà sul palco della Festa dell'Unità cittadina e, davanti ad iscritti ed amministratori, avrà due sole possibilità: o dare il disco verde a Marino o chiedergli di lasciare. Il commissario del Pd romano Matteo Orfini non ha mai fatto mistero di volere un cambio radicale della squadra di governo, e si potrebbe non accontentare delle tre sostituzioni messe in campo dal sindaco, abbandonandolo a se stesso e soprattutto al giudizio di Palazzo Chigi.

E mentre in Campidoglio si discute, tra corridoi e linee infuocate il da farsi, c'è poi la città. Una città che soffre, i cui cittadini si sentono umiliati dai titoli di giornale di tutto il mondo che parlano della sua "decadenza". Una città ancora sotto choc dopo mafia capitale, che ha scoperchiato un sistema di capillare corruzione bipartisan. Roma che non trova ancora la sua strada e la sua vocazione nel nuovo millennio. Dopo la stagione dei grandi eventi e dell'espansione urbanistica di Walter Veltroni (quando ancora i soldi c'erano e si spendeva senza pensare al Patto di Stabilità) e dopo la parentesi del centrodestra di Alemanno, tra parentopoli e fascistopoli, Ignazio Marino e il centrosinistra sembrano finora aver fallito senza appello nel ridare una prospettiva di cambiamento e crescita alla città. A testimoniarlo la caduta verticale ormai da un anno di Marino nei sondaggi. E quello di domani sembra proprio essere l'ultimo appello.

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