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“Il futuro dei bambini non va svenduto”, la lettera dei genitori dell’asilo nido Piccolo Girasole

“Il futuro dei bambini non va svenduto”, questo il titolo della lettera dell’assemblea dei genitori dei bambini dell’asilo nido ‘Piccolo Girasole’ in VIII municipio contro la riorganizzazione del servizio voluta dalla Giunta Marino.
A cura di Valerio Renzi
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"Il futuro dei bambini non va svenduto", questo il titolo della lettera dell'assemblea dei genitori dei bambini dell'asilo nido ‘Piccolo Girasole' in VIII municipio e rivolta ai genitori e agli operatori di tutti i nidi comunali della capitale. La missiva se la prende con la delibera n.236 che preveda la riorganizzazione del servizio danneggiando, secondo l'opinione anche di sindacati e lavoratori, la qualità dell'insegnamento, la sicurezza dei piccoli alunni e le modalità di lavoro. Se la delibera al momento dovrebbe essere sospesa fino al prossimo anno scolastico, il comune non sembra voler far marcia indietro nonostante la mobilitazione degli operatori e le diffide già arrivate dai genitori di alcuni asili nido che si sono uniti alle voci di protesta.

Come genitori dell’asilo “Piccolo Girasole” di via Tullio Levi Civita 20, Municipio Roma VIII, ci siamo riuniti in assemblea lo scorso venerdì 16 gennaio. In seguito alla partecipata mobilitazione del mercoledì precedente in Campidoglio, alla quale abbiamo preso parte mossi dalla preoccupazione per quanto sta avvenendo in seguito all’entrata in vigore della delibera n.236 che prevede la radicale riorganizzazione del servizio, abbiamo deciso di scrivere questa lettera aperta, indirizzata a genitori e operatori di altri asili di Roma.

In queste prime settimane di attuazione della delibera abbiamo potuto osservare i peggioramenti che si riscontrano nella quotidianità del nostro nido. I bambini, ormai abituati e felici di andare all’asilo la mattina, di ritrovare altri piccoli e le educatrici che hanno come punti di riferimento, mostrano non di rado un maggiore disagio nel vedersi catapultati in classi più affollate e caotiche, a volte senza le figure a cui erano stati abituati fin dall’avviamento. Sono aumentati i piccoli incidenti quotidiani, per l’impossibilità da parte delle poche educatrici di avere sotto controllo la situazione. Inoltre temiamo che il consolidarsi del nuovo impianto organizzativo, che come noto aumenta in maniera insostenibile il rapporto tra bambini ed educatrici e di fatto taglia le possibilità di sostituzione in caso di breve assenza delle operatrici, possa avere ancor più gravi ripercussioni nelle delicate fasi dell’inserimento e nella definizione di un vero progetto educativo.
I progressi che i bambini fanno all’asilo sono evidenti, nel linguaggio, nella gestualità e nelle capacità relazionali. Siamo sinceramente preoccupati che trasformando gli asili in meri “parcheggi”, si vada incontro a uno svuotamento del ruolo educativo che questi ricoprono nella vita dei piccoli.

I genitori sono ben consapevoli di quanto sia già difficile accedere ai pochi posti disponibili e dell’importanza che gli asili hanno come sostegno alla genitorialità nel suo complesso e ancor di più alla maternità, in una fase socio-economica estremamente difficile. Eppure, come per altro avviene in numerosi servizi di competenza di Roma Capitale, la scelta dell’amministrazione è proseguire la scellerata politica dei tagli e del ridimensionamento di molte attività essenziali. Non è ammissibile che si voglia “fare cassa” su servizi, il cui vero profitto dovrebbe essere misurato in termini di benessere dei cittadini. Inoltre, temiamo che la tendenza al ridimensionamento porti a incentivare ancora di più il ricorso ai privati, che nel caso degli asili nido propongono tariffe inaccessibili.
Ad oggi sembra che la delibera 236 debba essere sospesa fino all’estate, anche se manca ancora un’ufficializzazione del provvedimento. Questo è però un risultato parziale. La condizione transitoria che per molti genitori rappresenta l’asilo nido potrebbe spingere ad un abbassamento di quella che ad ora è una positiva attenzione di tutti i cittadini per i costi sociali della delibera. Tuttavia, se si cede su questo punto, il risultato sarebbe disastroso non solo per i bambini, ma anche, e in maniera più duratura, per le educatrici e rappresenterebbe un pericoloso precedente per altri servizi essenziali della città.

Siamo consapevoli di quanto sia difficile accedere alla strutture e di quali pesanti carenze di risorse e organico soffrano i servizi educativi di Roma. I molti disservizi, anche prima che entrasse in vigore la delibera, hanno causato certamente disagi a bambini e genitori, con il rischio per altro che la rabbia venisse indirizzata verso le educatrici. Là dove tra genitori ed educatrici non c’è stata la capacità di comunicazione e comprensione delle reciproche esigenze, questi disservizi hanno dato luogo a tensioni tra quanti vivono la dimensione dei nidi comunali.
Al contrario, siamo convinti che ci sia l’esigenza non solo di sospendere la delibera e il contratto unilateralmente imposto da Roma Capitale alle educatrici dei nidi, ma che vada ritirato il provvedimento nel suo complesso e rivisto l’assetto dei servizi scolastici di competenza comunale. La nostra città ha bisogno di un servizio migliore, più accessibile, sicuro e di qualità: non è attraverso i tagli che si ottiene tutto questo.

Qualora l’amministrazione decidesse di non attuare la sospensione, che ribadiamo essere comunque un provvedimento parziale, riteniamo doveroso riprendere immediatamente la mobilitazione e in ogni caso continuare a fare pressione perché si torni indietro e anzi venga aperto un confronto aperto e orizzontale per il miglioramento del servizio educativo.
Ad oggi tuttavia la partecipazione dei genitori è stata scarsa e la comunicazione tra nidi difficile. C’è al contrario bisogno di far vedere alla giunta Marino quale impatto avrebbe il perseguimento di questa politica. Per questo, sentiamo l’esigenza di confrontarci con chi vive quotidianamente la realtà degli asili: con le educatrici, i genitori, i comitati di gestione, le assemblee.
Invitiamo a costruire un confronto pubblico tra noi tutti, verso un coordinamento che possa sostenere la mobilitazione delle educatrici e proporre un’alternativa alla riorganizzazione peggiorativa proposta dall’amministrazione di Roma Capitale

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