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Angelo Mai, arriva il vicesindaco Bergamo: “Non sapevo nulla sospendere lo sgombero”

Sgombero dell’Angelo Mai in corso da questa mattina. Lo spazio culturale di via delle Terme di Caracalla è stato riacquisito da Roma Capitale: finisce così la tregua tra gli spazi sociali e associativi e l’amministrazione Raggi.
A cura di Valerio Renzi
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Nella foto postata da un'attivista dello spazio si vede un operaio a lavoro con una fiamma ossidrica per sigillare l'ingresso dell'Angelo Mai. Lo spazio culturale delle Terme di Caracalla, dove è di casa tra gli altri il collettivo teatrale MOTUS che porta i suoi spettacoli in tutto il mondo, è stato riacquisto (di fatto sgomberato) questa mattina dal Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale. Un atto che potrebbe rappresentare la fine della tregua nei fatti tra l'amministrazione di Virginia Raggi e i tanti spazi sociali o associativi che hanno sede negli immobili di proprietà pubblica.

La giunta del Movimento 5 stelle aveva promesso di rivedere la delibera 140 approvata dal commissario Tronca nel 2016, che nei fatti disponeva lo sgombero di centinaia di immobili con i canoni di locazione fermi, occupati o di cui era scaduta l'assegnazione. Una mare magnum di situazioni differenti, e a farne le spese rischiavano di essere soprattutto esperienze associative e sociali che si sono visti recapitare richieste di denaro esorbitanti (anche milioni di euro) di arretrati, con il canone calcolato come si trattasse di attività commerciali o a fini di lucro.

Dopo che la Corte dei Conti con una sentenza ha stabilito che non ci fosse nessun danno erariale, assolvendo i dirigenti del comune che sarebbero stati responsabili dei mancati introiti e invitando a riconoscere la finalità sociale della attività svolte nei locali di proprietà comunale, sembrava che sgomberi e procedimenti amministrativi si fossero fermati, in attesa di una soluzione politica della situazione da parte dell'amministrazione. Evidentemente non è bastato, mentre in commissione da più di un anno e mezzo è fermo un nuovo regolamento sull'utilizzo del patrimonio pubblico.

L'assessore alla Cultura e vicesindaco Luca Bergamo nel frattempo è giunto sul luogo ed è entrato nell'edificio, confermando alla stampa di non sapere nulla di quanto accaduto, poco prima aveva dichiarato tramite agenzie: "Apprendo dalle agenzie di stampa che é in corso lo sgombero dell’Angelo Mai, da parte degli uffici del Patrimonio di Roma Capitale, di cui non ero informato. Alla luce delle informazioni disponibili ritengo necessaria la sospensione dell’azione per fare le necessarie e opportune valutazioni".

"Sembrava che qualcosa rispetto agli spazi si muovesse. – si legge in un comunicato dell'Angelo Mai – Per questo il sequestro di oggi è sorprendente oltre che gravissimo. Nonostante l’adozione di atti amministrativi con i quali si disponeva un ripensamento dell’intera vicenda degli immobili di proprietà comunale destinati ad uso sociale, sulla base delle sentenze della corte dei conti e in attesa del nuovo regolamento, nonostante tutto questo oggi senza alcun preavviso Comune di Roma e Polizia Municipale si sono presentati per sgomberare un luogo assegnato. Chiediamo di differire l’esecuzione del provvedimento in attesa di una pronunzia del Tar in via d’urgenza.
Chiediamo di non interrompere le nostre attività non da qui a poco ma da qui ad anni ed anni perché l’equazione tra arte e illegalità fallisce in parte e non può trovare nessuna legittimazione politica né qui né altrove. Chiediamo che una volta per tutte agli spazi culturali e sociali di questa città venga riconosciuto il diritto ad esistere e non solo a resistere". A portare la sua solidarietà anche Manuel Agnelli degli Afterhours che ha rilasciato una breve video dichiarazione diffusa su Facebook dagli attivisti: "Abbiamo il dovere di fare rumore"

All'attacco anche le opposizioni di centrosinistra. "L’Angelo Mai è uno spazio sociale che grazie al lavoro di chi lo gestisce tutti i giorni ha donato al territorio la possibilità di partecipare a laboratori, corsi, eventi che arricchiscono tutta la comunità. Sarebbe cieco pensare di svuotarlo dalle attività culturali di alto valore che la’ si svolgono, soprattutto visto che c’è tutta la volontà da parte degli occupanti di trovare una soluzione condivisa con l’amministrazione comunale", così la consigliera regionale Marta Bonafoni della Lista Zingaretti, anche lei giunta poco dopo lo sgombero sul posto.

"Pensare di mettere sigilli senza neanche attendere il pronunciamento del Tar ha dell'assurdo – denunciano Marco Palumbo ed Erica Battaglia, consiglieri comunali del Partito democratico – Come é ancora più assurdo e insopportabile il fatto che Roma Capitale vada avanti con un provvedimento sbagliato, che ha messo in ginocchio tutto il mondo culturale e sociale di Roma destinatario di patrimonio pubblico assegnato, dopo che in questi mesi si é pronunciata a favore di questi mondi la Corte dei Conti. La stessa promessa, strombazzata da Sindaca, Giunta e consiglieri a 5 Stelle a seguito delle vivaci proteste dei mesi scorsi in piazza del Campidoglio delle realtà coinvolte, di rivedere l'intera vicenda a seguito di questi pronunciamenti é rimasta una promessa: in quasi 2 anni nessun Regolamento promesso é stato redatto, discusso e portato in Aula".

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