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“I magistrati gli piscio in testa”, Carminati intercettato in carcere con boss della mafia

Intercettato nel carcere di Parma dove è detenuto al 41 bis Massimo Carminati non sembra aver perso la propria spavalderia, e al boss di Cosa Nostra spiega di essere sicuro di uscire indenne dal processo su Mafia Capitale.
A cura di Valerio Renzi
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"I magistrati non hanno capito che gli piscio in testa se voglio". Così Massimo Carminati mentre parla in carcere con Giulio Caporrimo, boss di Cosa Nostra, considerato vicinissimo a Mattia Messina Denaro. Non sa di essere intercettato il "cecato", una lunga carriera tra eversione nera e criminalità comune, dai Nar e la Banda della Magliana, a Mafia Capitale.

Detenuto al 41 bis nel carcere di Parma si lascia andare con Caporrimo, con cui condivide l'ora d'aria giornaliera. Forse sono stati gli stessi inquirenti a farli incontrare, sperando che Carminati si sbottonasse. Quel che è certo è che il re del "mondo di mezzo" non ha perso la sua spavalderia, convinto di uscire indenne dal processo in cui è coinvolto.

"Quando avevo 16 anni – spiega al suo interlocutore in uno stralcio delle conversazioni pubblicate da l'Espresso – andavo in giro armato di pistola, quando poi i miei amici sono morti tutti ammazzati, io mi sono specializzato in quello che loro dicono e mi accusano, ma non hanno capito che gli piscio in testa se voglio".

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