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Gaia e Camilla, la perizia: “Erano sulle strisce, Genovese guidava a velocità folle”

Secondo la perizia di parte depositata oggi dal legale della famiglia di Camilla Romagnoli, l’incidente avvenuto la notte del 22 dicembre 2019 sarebbe da imputare solo a Pietro Genovese. Secondo i consulenti di parte, Genovese andava al doppio della velocità consentita in quel tratto di strada, aveva bevuto troppo ed era al cellulare al momento dell’impatto. Le due sedicenni, invece, stavano attraversando sulle strisce pedonali.
A cura di Natascia Grbic
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Gaia e Camilla stavano attraversando sulle strisce pedonali, e Pietro Genovese non le avrebbe investite se avesse rispettato i limiti di velocità. Questa la conclusione cui è giunta la perizia di parte nell'interesse delle parti offese, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. Nel documento si legge che "il sinistro sarebbe stato comunque evitato se l'agente fosse stato in condizioni di piena efficienza psicofisica e avesse anche ecceduto oltre il limite giuridico, ma non fino all'abnorme valore di 90/95 km/h". Insomma, se Genovese non avesse comunque rispettato i limiti avrebbe dovuto vedere le due ragazze e frenare in tempo: ma dato che li aveva superati quasi del doppio, non è riuscito a evitare l'impatto con le due sedicenni che stavano attraversando la strada. Secondo quanto stabilito dalla perizia, la situazione del ragazzo è ulteriormente aggravata dal fatto che al momento dell'impatto ha inviato quattro foto a diversi amici nelle chat su WhatsApp.

"Gaia e Camilla erano sulle strisce"

"L’investimento è avvenuto sulle strisce pedonali come dimostrano le seguenti considerazioni logiche – si legge sulla perizia depositata oggi dal legale della famiglia di Camilla, Cesare Piraino – Data la velocità accertata di 90/95 km/h, date le caratteristiche di altezza e di peso delle due ragazze e date le caratteristiche dell’auto condotta dall'indagato, la posizione del corpo di Camilla Romagnoli può derivare solo da un investimento sulle strisce pedonali". Il corpo di Gaia Von Freymann è stato invece rinvenuto in una posizione differente. Secondo la perizia, l'unico motivo per il quale la sedicenne era in una posizione di quiete differente da quella dell'amica, è perché è stata investita successivamente anche da altre auto che l'hanno sbalzata più lontano.

Genovese alla guida in stato di ebrezza

L'incidente quindi, sarebbe da imputare ‘esclusivamente a Pietro Genovese', mentre le due ragazze si sarebbero comportate diligentemente e senza dolo, attraversando sulle strisce e con il verde. La perizia aggiunge che ‘il soggetto, di età inferiore a 21 anni e già protagonista di eventi sinistrorsi, ha ritenuto di porsi alla guida a velocità abnorme in condizioni di ebrezza alcolica. Il lungo protrarsi della fase post collisione, senza che il soggetto manifestasse un pur tardivo ravvedimento rispetto il comportamento fino a quel momento tenuto, amplifica fino all'estremo la colpa".

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