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Funerali Casamonica, il parroco di quartiere smentisce di aver detto no alle esequie

Il prete del quartiere nel quale sorge la casa di Vittorio Casamonica ha smentito di essersi rifiutato di celebrare i funerali del boss, i cui familiari si sono poi rivolti alla chiesa di Don Bosco. Alla base della decisione ci sarebbe stato solo un problema di capienza.
A cura di Francesco Loiacono
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Update: Nessun rifiuto ai funerali di Vittorio Casamonica, ma semplicemente un problema di capienza. Lo ha precisato padre Francesco Fissore, parroco della chiesa di San Girolamo Emiliani, nel quartiere di Roma dove abitava il defunto: "Io non sapevo niente. Mi hanno detto ‘possiamo fare il funerale a Don Bosco?' e io ho detto ‘certo' – ha detto il sacerdote ai microfoni di Sky, aggiungendo -: Quando uno fa un funerale va nella chiesa che desidera. La nostra è una chiesa piccola".

Mentre il prete che ha officiato i funerali-show di Vittorio Casamonica continua a ripetere che rifarebbe le esequie, ce n'è un altro che si è rifiutato di celebrarle. Si tratterebbe del sacerdote della parrocchia nel cui territorio si trova l'abitazione del 65enne, considerato uno dei capi dell'omonimo clan della Capitale. Sarebbe stato proprio dopo il rifiuto del sacerdote, arrivato per cause ancora da chiarire, che la famiglia del defunto si è rivolta alla chiesa di Don Bosco e al suo parroco, don Giancarlo Manieri.

Funerali Casamonica, arresti dopo le aggressioni

L'indiscrezione, riportata dal quotidiano Il Messaggero, sarebbe al vaglio delle indagini scattate sulle sfarzose esequie che hanno provocato una marea di polemiche e hanno portato, indirettamente, anche a qualche arresto. Sono stati infatti fermati i due coniugi che hanno aggredito una troupe della trasmissione Agorà, della Rai. Aggressione che è arrivata dopo quella subìta dall'inviato di Fanpage Alessio Viscardi, minacciato di morte a Terzigno, vicino Napoli, mentre cercava di capire come mai l'elicottero da cui sono stati lanciati petali di rosa durante i funerali, il cui pilota è stato sospeso e denunciato, fosse partito proprio da un'elisuperficie del comune campano, distante centinaia di chilometri da Roma.

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Intanto, nella Capitale, si cerca di trovare il modo per impedire che in futuro possano ripetersi cerimonie tanto controverse. Lunedì in prefettura potrebbero essere buttate le basi per un "Comitato interforze", ossia un ufficio che faccia da coordinamento tra magistratura e forze di polizia per esaminare le comunicazioni ricevute – come ad esempio ordini di scarcerazioni urgenti per motivi familiari, come avvenuto nel caso Casamonica – e avere un quadro d'insieme. Questo comitato potrebbe essere formalizzato come avviene in comuni ad alto tassi di infiltrazione mafiosa, come ad esempio a Reggio Calabria.

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