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Funerali Casamonica, licenza sospesa all’elicotterista. Il prete: “Rifarei i funerali”

Dopo il clamore suscitato dai funerali del boss Vittorio Casamonica arriva un primo provvedimento: l’Enac ha sospeso la licenza di volo all’elicotterista che ha sorvolato l’area della chiesa di Don Bosco a Roma. Intanto il Vaticano difende il prete che ha officiato le esequie: “Il giudizio sul defunto lo riserviamo a Dio”.
A cura di Francesco Loiacono
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Dopo il clamore suscitato dai funerali di Vittorio Casamonica, il 65enne considerato uno dei capi dell'omonimo clan della Capitale, arriva un primo provvedimento. Riguarda il pilota dell'elicottero che giovedì mattina ha sorvolato a bassa quota la chiesa di Don Bosco a Roma, lanciando petali di rose sulle persone presenti alle esequie. L'Enac, ente nazionale dell'aviazione civile, ha infatti comunicato di aver sospeso in via cautelativa la licenza di volo all'elicotterista, in quanto lo stesso non era autorizzato al volo né a lanciare oggetti dall'alto, anche se si trattava di petali. L'uomo è decollato da Terzigno, in provincia di Napoli, verso la Romanina. Vicino a Roma ha chiesto l’autorizzazione all’attraversamento dello spazio aereo, ma poi, come riporta la nota dell'Enac "effettuando una deviazione non prevista né autorizzata" è sceso sotto la quota minima, fissata a 330 metri. Tra le altre norme violate c'è quella del sorvolo della città su elicottero monomotore – come quello utilizzato – e il lancio di materiale.

Il pilota è quindi il primo (e per ora il solo) a pagare il conto di una scena che ha fatto il giro del mondo, coprendo di vergogna la Capitale e l'Italia intera. Non tanto per come si sono svolti in sé i funerali: ognuno è libero in fin dei conti di celebrarli come meglio crede. Ma quell'ostentazione, come ha detto la presidente dell'antimafia Rosy Bindi, accostata a un cognome che tutti sanno appartenere a una nota famiglia malavitosa romana – e qui, altra domanda, è: come mai tutti conoscono vita, morte e miracoli dei Casamonica, ma il presunto boss sembra non essere mai stato sfiorato da condanne? – ha lanciato un messaggio sgradevole a pochi mesi dal maxiprocesso per Mafia Capitale, nella quale tra l'altro proprio il nome dei Casamonica ricorre numerose volte.

Il prete: "Rifarei il funerale"

Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha parlato di un fatto "grave, stigmatizzabile, che non doveva accadere". Da lui il ministro dell'Interno Angelino Alfano si aspetta una relazione sulla vicenda, che arriverà dopo che Gabrielli riceverà i chiarimenti da questura, carabinieri, vigili urbani e Campidoglio: nessuno di questi sembrava essere al corrente dei funerali.

Intanto don Giancarlo Manieri, il sacerdote che ha officiato i funerali, finendo al centro delle polemiche – anche perché la stessa chiesa nel 2006 fu negata per i funerali di Piergiorgio Welby, ma si trattò di una decisione del vicariato di Roma -, ha ribadito che, se glielo chiedessero, rifarebbe il funerale di Vittorio Casamonica: "Ho fatto il prete, non spettava a me bloccare il funerale", ha detto ai microfoni di TgSky24, affermando di non essersi accorto personalmente del clamore e dei poster appesi all'esterno della chiesa.

"La chiesa può dire no a un funerale? Ecco, questo è un problema – ha aggiunto il prete -. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me». Il parroco ha poi addossato qualche responsabilità anche alle istituzioni: "Mi hanno rimproverato di non aver bloccato il funerale a un boss che ne ha combinate più che Bertoldo. Ma se era così fuori norma, perché mai era a piede libero? Hanno aspettato la sua morte sperando che lo ‘arrestasse' il parroco?".

Monsignor Marciante: "Il giudizio sul defunto lo riserviamo a Dio"

In sua difesa anche monsignor Giuseppe Marciante, intervenuto sulla questione su Radio Vaticana: "Se non c’è una presa di posizione contro la dottrina della Chiesa, il funerale non si può proibire – ha detto, aggiungendo che – c’è la figura del defunto: un cattolico, un cristiano, era battezzato; era un peccatore e sappiamo dai giornali che tipo di vita ha fatto. Però, su questo, non possiamo emettere noi un giudizio, perché lo riserviamo a Dio". Sul rapporto tra mafia e chiesa monsignor Marciante ha specificato: "La Chiesa prende una posizione chiara contro la vita mafiosa, poi – spiega il vescovo – l’evolversi della vita spirituale di chi si è macchiato di questi crimini è un altro capitolo".

Don Giancarlo: "L'esponente di un clan è comunque dentro la chiesa"

Ai microfoni di Skytg 24 è sempre don Giancarlo ad affermare: "L’esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa. A me hanno fatto solo vedere un foglietto che diceva che era un cattolico praticante e che lasciava moglie e figli. Di tutto l’ambaradam che c’era fuori non sapevo nulla perché ero già preparato per la funzione. C’erano 500 persone fuori. I manifesti sui muri della chiesa? Me l’hanno detto i miei collaboratori, ma li hanno tolti subito. Quello con Vittorio Casamonica vestito da papa? Non ne sapevo nulla".

I nipoti di Casamonica: "Vittorio non era un boss"

Sono arrivate anche le dichiarazioni dell'altra parte in causa, ossia la famiglia Casamonica. Ai microfoni di Fanpage i nipoti di Vittorio hanno spiegato: "Non era un boss". "Vittorio era una persona socievole, non è mai stato un boss", ha spiegato Luciano Casamonica, che ha poi detto: "Se un Casamonica sbaglia, non devono pagare anche i nostri figli". I nipoti di Casamonica hanno anche detto: "Non siamo mafiosi, siamo gente onesta".

Il sindaco Marino: "Alfano dica come combattere la mafia"

"La mafia a Roma esiste, come in Italia e in molti altri Paesi", ha scritto il sindaco di Roma Ignazio Marino sul suo sito a proposito dei funerali di Casamonica. Il primo cittadino ha poi invitato il ministro Alfano, che il 27 agosto presenterà al Consiglio dei ministri la relazione sul Campidoglio dopo Mafia Capitale, a "stabilire quali azioni ulteriori intraprendere perché a Roma vinca la legalità, patrimonio della stragrande maggioranza dei romani e degli italiani".

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