Estorsione con metodo mafioso: arrestata l’ex consigliera regionale di centrodestra Gina Cetrone
Gina Cetrone, ex consigliera del Lazio di Forza Italia e attualmente coordinatrice regionale di "Cambiamo! Con Toti", è stata arrestata questa mattina assieme ad Armando, Gianluca e Samuele Di Silvio, considerati elementi di spicco del clan Di Silvio di Latina già negli scorsi mesi finito al centro di importanti inchieste giudiziarie, che sono arrivate ad accertarne anche i rapporti con la politica, in particolare con Lega e Fratelli d'Italia. In manette anche il marito di Cetrone Umberto Pagliaroli. Gli indagati sono accusati a vario titolo di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata aggravati dal metodo mafioso.
I rapporti tra Gina Cetrone e il clan Di Silvio di Latina
Gli arresti sono arrivati questa mattina su disposizione del gip del Tribunale di Roma, dopo la richiesta avanzata dalla Direzione Distreattuale Antimafia di Roma che ha condotto le indagini. Secondo le indagini Cetrone e il marito, un imprenditore attivo nel settore del vetro, avrebbero utilizzato i Di Silvio per affiggere abusivamente i manifesti durante le campagne elettorali, ma anche per recuperare i crediti che vantavano nei confronti di altri imprenditori. La coppia intratteneva rapporti direttamente con Armando di Silvio, conosciuto anche come Lallà, considerato elemento di vertice del clan di sinti italiani molto potente a Latina. Con il padre sono stati raggiunti dall'ordinanza di custodia in carcere anche i figli Gianluca e Samuele di Silivio.
Estorsione con metodo mafioso
L'episodio più grave risale all'aprile del 2016, quando l'esponente politica e il marito, chiesero l'intervento dei Di Silvio per convincere un imprenditore che non aveva pagato una fornitura di vetro. L'uomo è stato trattenuto a casa di Gina Cetrone e del marito, dove l’imprenditore era stato convocato, e qui poi aveva subito le minacce di Armano Di Silvio e dei due figli. Il giorno dopo l'uomo bonificava 15.000 euro alla VETRITALIA SRL, e consegnava 600 euro ai tre uomini per il "disturbo".