Emanuele Renzi morto a 35 anni, l’autopsia conferma: “Vittima del coronavirus, era sanissimo”
Emanuele Renzi, morto a trentacinque anni, non soffriva di alcuna patologia pregressa. A confermarlo l'autopsia sulla salma, che ha evidenziato come l'uomo sia vittima del coronavirus, e che prima di contrarre la malattia era sanissimo. A riportare l'esito degli esami svolti all'ospedale Lazzaro Spalanzani La Repubblica. Risultati che confermano quanto raccontato dal padre a Il Corriere della Sera poche ore dopo la scomparsa del figlio, ossia che "Emanuele godeva di ottima salute, faceva sport e non fumava". Il referto evidenzia un quadro compesso: pericardite, miocardite, coagulopatia intravascolare disseminata. Il trentacinquenne è deceduto la notte tra sabato e domenica scorsi in un letto di terapia intensiva dell'ospedale di Tor Vergata a Roma. Dopo il trentetrenne del Montenegro deceduto allo Spallanzani sulla salma del quale si attendono gli esiti dell'autopsia, Emanuele è la seconda vittima più giovane del Lazio.
Emanuele Renzi morto per coronavirus
Emanuele Renzi avrebbe contratto il virus a inizio marzo, durante un viaggio con amici in Spagna. Di ritorno in Italia, è andato al lavoro, come dipendente presso il call center Youtility. Avendo accusato i primi sintomi della malattia, è rimasto a casa per sei giorni con la febbre, dove le sue condizioni di salute sono progressivamente peggiorate e, dopo un conusulto con il medico di base, è stato predisposto il trasferimento in ospedale. Ambulanza che sarebbe però venuta a prenderlo quando già stava molto male, e sarebbe arrivato già gravissimo in ospedale. Ricoverato in terapia intensiva, i medici di Tor Vergata gli hanno somministrato la terapia standard: antivirali e il farmaco contro l'artrite, che hanno mostrato miglioramenti sui pazienti intubati, ma che per lui sono stati inutili.