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Covid 19

Strage di anziani al San Raffaele, D’Amato: “Richiesta di fare i tamponi quando era già zona rossa”

La clinica San Raffaele di Rocca di Papa continua ad essere nell’occhio del ciclone dopo lo scoppio di un focolaio Covid-19 che ha portato al contagio di 149 persone e il decesso di 8 pazienti. Il gruppo Angelucci, proprietario della clinica, ha dichiarato di aver chiesto di poter fare i tamponi all’interno dal 31 marzo, ma la Regione Lazio smentisce categoricamente di aver ricevuto tale richiesta prima del 15 aprile quando la struttura era già zona rossa.
A cura di Simona Berterame
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La mail ricevuta dalla Regione Lazio il 15 aprile ma datata 31 marzo
La mail ricevuta dalla Regione Lazio il 15 aprile ma datata 31 marzo
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Non si placa lo scontro tra l'Rsa San Raffaele di Rocca di Papa e la Regione Lazio, con un rimpallo di accuse e responsabilità che continua ormai da giorni. Dal 14 aprile scorso la struttura è stata isolata dopo lo scoppio di un focolaio di Covid-19 che ha portato al contagio di oltre 150 persone tra pazienti e dipendenti, e al momento a 8 decessi accertati. Una delle situazione più gravi in tutto il Lazio, su cui ora indaga la procura di Velletri con l'obiettivo di accertare eventuali comportamenti dolosi e che vede i parenti degli anziani ricoverati in prima fila nel raccontare ritardi ed errori compiuti nel limitare il contagio. Il 16 aprile è stato anche diffidato il direttore sanitario del San Raffaele. Si tratta di Gianni Rocchi, che secondo la Regione Lazio non avrebbe avuto i titoli necessari per ricoprire quel ruolo, per questo è stato sostituito, il 16 aprile, da Domenico Damiano Tassone. “È un fatto grave – ha sottolineato la Pisana – che la gestione sanitaria di un presidio così importante sia stata affidata ad un medico sprovvisto del titolo di specializzazione la diffida è stata anche notificata all’Ordine dei Medici di Roma e inviata ai Carabinieri dei NAS”.

Lo scontro sui tamponi: la denuncia del San Raffaele

Noi volevamo fare i tamponi ai nostri pazienti, anche a nostre spese. Eravamo attrezzati per farlo ma la Regione ce lo ha negato", ci avevano spiegato dal San Raffaele non più tardi di due giorni fa mostrandoci un documento datato 31 marzo.  "La struttura di Rocca di Papa – aveva dichiarato all'Adnkronos il presidente della San Raffaele Carlo Trivelli aveva chiesto fin dall'inizio dell'epidemia la possibilità di fare tamponi anche autonomamente e a proprie spese a tutela del proprio personale e dei propri malati. Una possibilità negata ripetutamente dall'assessore D'Amato, perfino dopo la circolare del ministero della Sanità che lo obbligava e le ulteriori sollecitazioni dalla San Raffaele e dalla Confindustria". E sull'ipotesi, avanzata in prima battuta dalla vicesindaca Veronica Cimino di commissariare la struttura, Trivelli non usa mezzi termini e attacca: "Trovo singolare – dice Trivelli in una nota – l'atteggiamento dell'assessore alla Sanità D'Amato e del governatore Nicola Zingaretti. Sembra l'ennesima punizione al San Raffaele perché si è permesso di chiedere i tamponi in anticipo. Zingaretti dovrebbe forse valutare la possibilità di commissariare l'assessorato alla Sanità invece dell'ospedale di Rocca di Papa".

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La Regione Lazio smentisce la ricostruzione del San Raffaele

Dal San Raffaele raccontano della mancata risposta da parte della Regione Lazio, dopo aver inoltrato la richiesta di poter fare i tamponi il 31 marzo. Una risposta sarebbe arrivata solo l'8 aprile con una circolare urgente indirizzata ai direttori generali delle Asl dove si ricorda che “non sono autorizzate all’esecuzione dei tamponi nasofaringei e/o orofaringei per la diagnosi di laboratorio del virus Sars Cov-2”. Non si è fatta attendere la replica della Regione Lazio su questa guerra di documenti, la quale afferma di non aver ricevuto nessuna comunicazione prima del 15 aprile anche se recante la data del 31 marzo (come si può vedere nell'immagine in testa all'articolo). "Il documento datato l'8 aprile 2020 è una circolare che la direzione della sanità inviò a tutte le strutture per ricordare che gli unici autorizzati ad effettuare i tamponi sono i diciotto laboratori validati dal Ministero della Salute e dallo Spallanzani. Non si tratta quindi di una risposta specifica al San Raffaele poiché la loro mail a noi risulta essere arrivata il 15 aprile". E sulla questione dei tamponi l'assessore alla Salute della Regione Lazio Alessio D'Amato ha precisato che "per la loro caratteristica devono essere eseguiti e processati da personale altamente qualificato, esperto di malattie infettive, all’interno di laboratori di bio-contenimento che sono quelli validati dal Ministero della Salute e dall’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani".

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