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Covid 19

Tuzi (M5s): “Troppi pochi tamponi anche nel Lazio, così non si previene il contagio”

“La priorità è tamponare ciclicamente tutto il personale sanitario, pronti a presentare un emendamento in parlamento”. Lo spiega Manuel Tuzi, parlamentare romano e medico del Movimento 5 stelle: “Il rischio è che senza una mappatura adeguata del contagio ci metteremo molto di più a ritornare alla normalità”.
A cura di Valerio Renzi
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Sostiene che i tamponi fatti in questo momento sono insufficienti, prima di tutto a mappare il contagio sul territorio, nel Lazio come in tutte le regioni, a cominciare dalle più colpite…

Non stiamo tamponando davvero neanche il personale sanitario più esposto. Per questo sto preparando un emendamento al Cura Italia per tamponare ciclicamente tutto il personale sanitario, perché medici e infermieri sono uno dei primi vettori di contagio e di rinfezione. Il personale sanitario asintomatico deve continuare a lavorare, l'unico modo per farlo è una mappatura vera. Il Lazio come strategia di tamponi è la quarta peggiore se prendiamo il rapporto tra ospedalizzati e persone positive (n.d.r. in termini assoluti la Regione Lazio è la quarta per numero di tamponi effettuati). In funzione di questo abbiamo una percentuale che ci indica se la strategia della regione sta funzionando o meno nel prevenire il contagio o se i tamponi servono soprattutto a confermare il contagio di pazienti che già manifestano una sintomatologia grave e importante. Nel Lazio questa percentuale è del 54%, fa peggio solo la Lombardia, la Liguria con il 56% e il Molise con il 62%, quest'ultima regione visto il basso numero dei casi potrebbe anche non essere presa in considerazione. Nel Lazio c'è un tempo di raddoppio dei casi dei pazienti positivi ospedalizzati che al momento è di cinque giorni. Nei prossimi giorni vedremo se il trend si invertirà.

Perché non si fanno più tamponi allora?

Ci stanno delle carenze strutturali. Sono troppo pochi i laboratori coinvolti nell'elaborazione dei tamponi, ma qui mancano addirittura i reagenti. Non ci sta inoltre il personale addetto ad andare a fare i tamponi sul territorio in maniera sistematica. Non è stata approntata un'organizzazione in grado di reggere questo sforzo. Si lavora per nuovi posto letto, per ospedali temporanei e per moltiplicare i posti in terapia intensiva, ma non si mette in atto l'unica azione utile per prevenire il contagio del coronavirus. Si è parlato molto di "modello Corea": qui quando c'erano 8000 casi avevano fatto 300.000 tamponi. Io credo che l'indicazione centrale di fare i tamponi ci sia, quello che manca è la capacità a livello dei territori dopo anni di disinvestimenti e dismissione di affrontare tale sforzo, il rischio è che senza una mappatura adeguata del contagio ci metteremo molto di più a ritornare alla normalità.

Metà dei sanitari morti finora per coronavirus sono medici di base. Perché pur trovandosi in prima linea non stanno venendo tutelati adeguatamente per permettere loro di svolgere quello che è un servizio pubblico fondamentale in questo momento?

I medici di base fino ad oggi non hanno avuto a disposizione dispositivi di protezione individuale. Niente mascherine adeguate, né occhiali, né tute, materiale che non basta neanche per il personale ospedaliero. Eppure questi medici continuano a essere il punto di riferimento per i loro pazienti,  ma non sono spesso in grado di svolgere quello che ricordiamolo è un servizio pubblico, visitando solo persone che non presentano sintomi evidenti compatibili con il virus e non facendo visite domiciliari. Anche i medici inviati a fare le visite di controllo, scelti in base all'età per abbassare il fattore di rischio, non sono però in grado di fare i tamponi che vengono eseguiti successivamente.

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