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Confisca di beni per Mauro Balini: il padrone del porto di Ostia in affari con narcos e clan

Arrestato nel 2015 per bancarotta fraudolenta, riciclaggio impiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni, l’imprenditore aveva accumulato un’enorme fortuna ora confiscata dallo Stato, utilizzando capitali di dubbia provenienza o evasi, e aveva stretti rapporti con i clan Fasciani e Spada.
A cura di Valerio Renzi
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Si chiama "Ultima Spiaggia" l'operazione della Guardia di Finanza portata a termine questa mattina con la confisca di mezzo miliardo di beni per Mauro Balini, l'imprenditore di Ostia arrestato nel 2015 con l'accusa di bancarotta fraudolenta, riciclaggio impiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni. Balini era il padrone del porto turistico di Ostia e di noti stabilimenti balneari come l'"Hakuna Matata" e il Plinius. Confiscati conti correnti, società, moltissimi immobili e autoveicoli che da oggi entrano nella disponibilità dello Stato.

Secondo le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia e delle fiamme gialle, Balini aveva accumulato un patrimonio enorme, inspiegabile con le sole fonti di reddito dichiarate, avvalendosi spesso di prestanome compiacenti o di membri della sua famiglia per operazioni societarie e immobiliari compiute sempre con capitali di dubbia provenienza. L'inchiesta che ha portato all'arresto di Balini ha mostrato i consolidati rapporti dell'imprenditore con il clan Fasciani e con elementi di spicco del narcotraffico.

In particolare Balini aveva legami con il clan Fasciani e i loro alleati del clan Spada. Tanto che corrispondeva 5000 euro al mese alla moglie di Roberto Giordani, detenuto per aver attentato alla vita di Vito Triassi, il boss del clan rivale dei Fasciani. Inoltre il parcheggio del porto turistico era stato affidato a un uomo degli Spada, mentre il bar dello stabilimento Hakuna Matata Balini avrebbe voluto affidarlo a un prezzo simbolico Cleto Di Mario, figura di spicco del narcotraffico sul litorale romano.

"L'accertata evidente sproporzione tra le ricchezze possedute e i redditi dichiarati, unitamente alla conclamata pericolosità sociale di Balini, aveva condotto, tra luglio 2016 e ottobre 2017, al sequestro dei beni oggi confiscati. Il provvedimento in corso di esecuzione riguarda, nel dettaglio: quote societarie, capitale e intero compendio aziendale di 15 società, operanti nel settore immobiliare, nella gestione di servizi e di stabilimenti balneari e nella ristorazione, cui sono riconducibili, tra l'altro, i circa 840 posti barca del porto turistico di Ostia; 897 unità immobiliari (appartamenti, locali commerciali, box, posti auto e terreni) site in Roma e in provincia di Rieti; 7 autoveicoli e 1 motoveicolo; rapporti finanziari e crediti societari, per un valore di quasi 516 milioni di euro", si legge in una nota.

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