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Pm chiede condanna a 10 mesi per Virginia Raggi

Chiesta dai pm una condanna a dieci mesi per la sindaca di Roma Virginia Raggi, imputata in un processo che la vede accusata di falso ideologico in atto pubblico in merito alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele. Domani è prevista la sentenza: la sindaca Raggi verrà condannata o assolta?
A cura di Enrico Tata
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Raggi condanna
Virginia Raggi – il om chiede una condanna a 10 mesi per falso nel processo in cui la sindaca è imputata

Il pm Paolo Ielo ha chiesto una condanna dieci mesi di reclusione per la sindaca di Roma Virginia Raggi, accusata di falso ideologico in atto pubblico. I giudici pronunceranno la sentenza domani, probabilmente nel corso del pomeriggio. Per il procuratore "ci sono molti elementi per una condanna. Non c'è mai stato un processo per falso con una messa di prove così evidenti".

Il pm Ielo: "Virginia Raggi mentì per evitare le dimissioni"

La sindaca Raggi, ha spiegato oggi il magistrato nel corso della requisitoria, avrebbe mentito all'autorità anticorruzione del Comune di Roma per evitare di doversi dimettere. Infatti, se avesse ammesso che la nomina di Renato Marra era stata decisa in realtà dal fratello Raffaele Marra, sarebbe stata probabilmente inquisita per abuso d'ufficio e questo, secondo il codice del Movimento 5 Stelle (in seguito ‘ammorbidito'), avrebbe obbligato la sindaca a presentare le sue dimissioni. Nelle parole del pm Ielo: "Era essenziale proteggere Marra anche per proteggere se medesimi dal rischio di dimettersi. Era fondamentale proteggere Marra perché portatore di conoscenze, uomo di macchina del comune, ma anche perché se cade Marra si arriva all'iscrizione nel registro degli indagati contestuale del sindaco, come è avvenuto, e questo avrebbe generato un grandissimo problema".

Virginia Raggi sarebbe stata consapevole del ruolo svolto da Raffaele Marra nella nomina del fratello Renato alla Direzione Turismo. Fu Marra " predisporre il bando dell'interpello dell'ottobre 2016 per la nomina dei vari dirigenti, fu Marra ad avviare l'attività istruttoria con la raccolta dei curricula e fu sempre Marra (ma la sindaca sapeva) a mettere la manina con il nome di suo fratello, che a pochi minuti dalla scadenza dell'interpello presenta la sua candidatura alla Direzione Turismo dopo aver ricevuto una telefonata dall'assessore al Commercio Adriano Meloni che gli fa (in anticipo) i complimenti. Poi per colpa dei soliti giornalisti probabilmente informati da qualche dirigente inalberato la sindaca si infuria sulla storia dello stipendio di Renato Marra. E improvvisamente tutto quello che Raffaele aveva fatto fino a quel momento, prima come vicecapo di gabinetto vicario del sindaco e poi come capo del Dipartimento Risorse Umane, diventa ‘tabula rasa'. Da semidio diventa un povero deficiente". Per i rappresentanti della pubblica accusa "ci sono le chat a smentire la ricostruzione della sindaca, come quella del novembre del 2016 nella quale lei si lamenta con Raffaele Marra del fatto che l'avesse tenuta all'oscuro dell'aumento stipendiale di Renato".

Secondo il pm Ielo "ci sono troppi pesi su questo processo. Pesi che avrei preferito non ci fossero, ma ci sono. Il problema è che è giusto fare un processo come se questi pesi non esistessero perché la legge solo così è uguale per tutti".

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