A dare retta ai sondaggi sulle prossime elezioni comunali a Roma l'esito della consultazione sarebbe già scontato e Virginia Raggi già sindaco di Roma. Peccato che tra il dire e il fare ci siano di mezzo le urne, dove centinaia di migliaia di romani sono chiamati ad esprimersi. Moltissimi poi decideranno se, e chi andare a votare, la mattina stessa di domenica 5 giugno, qualcuno si deciderà solo quando avrà di fronte la scheda elettorale. Una situazione fluida che i sondaggi, condotti su campioni estremamente bassi anche se significativi secondo i criteri statistici, non riuscirebbero a fotografare.
Questa è la convinzione che circola in casa dem, i numeri potrebbero essere ben altri e vedere a sorpresa Roberto Giachetti balzare in testa o affiancarsi alla candidata del Movimento 5 stelle. La macchina del partito, quella messa a punto a Botteghe Oscure e che in parte funziona ancora, avrebbe tirato fuori numeri e dati consolanti per il vicepresidente del Senato, che qualche speranza di giocarsela ce la potrebbe avere. Così Matteo Renzi ha deciso di metterci la faccia e, dopo la trasferta milanese per tirare la volata a Sala ("se vince Milano vince tutta l'Italia"), oggi accompagnerà Giachetti in una manifestazione all'Auditorium della Conciliazione. I numeri potrebbero aver convinto il premier a giocarsi anche lui la partita, dopo essere stato defilato per mesi dalle vicende della capitale, affidate al commissario Matteo Orfini, chiamato a gestire il partito a Roma dopo lo tsunami di mafia capitale e a mettere sotto tutela l'ex sindaco Ignazio Marino, fino a pilotarne le dimissioni.
Dalle parti del Nazareno si spera e si continuano a fare i conti con il pallottoliere, a tenere l'orecchio a terra e le antenne addrizzate per cogliere ogni movimento in città, nella convinzione che Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle si possono battere, che il traino nazionale non basta per vincere nei territori. Le ultime uscite della candidata grillina poi non sono state così brillanti e nei corridoi si spera che la sua immagine si sia un po' appannata, che al "nuovismo" i romani preferiscano alla fine l'immagine di rassicurante pragmatismo e competenza che ha provato a trasmettere Giachetti in queste settimane.