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Chiude il Mc Donald’s di piazza Pio XI: 30 lavoratori mandati a casa da un giorno all’altro

Chiude il Mc Donald’s di piazza Pio XI. Lo storico fast food ha abbassato le saracinesche lasciando a casa da un giorno all’altro trenta lavoratori che ora chiedono garanzie sul loro futuro occupazionale alla multinazionale americana. Domani la manifestazione davanti al ristorante dei lavoratori e delle lavoratrici.
A cura di Valerio Renzi
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Una nuova crisi occupazionale a Roma, riguarda questa volta il gigante della ristorazione Mc Donald's. Dallo scorso 17 aprile lo storico fast food della catena di piazza Pio XI, all'ombra del Cupolone di San Pietro ha chiuso dopo il fallimento della Dave S.r.l. concessionaria del franchisee. Così, da un giorno all'altro, trenta lavoratori e lavoratrici, in diversi casi da vent'anni impiegati nel locale, uno dei primi del marchio americano aperti nella capitale, si sono trovati senza lavoro con una lettera inviata loro dal curatore fallimentare.

Senza certezze per il futuro per sé e per le proprie famiglie, disoccupati da un giorno all'altro, ora vogliono risposte sul loro futuro. Per questo domani mattina manifesteranno davanti al ristorante con le serrande abbassate, assieme alle Camere del Lavoro Autonomo e Precario, la sigla sindacale che sta sostenendo la loro mobilitazione. L'appuntamento è alle 11.00: lavoratori e lavoratrici chiederanno prima di tutto rassicurazioni a Mc Donald's Italia sul loro futuro occupazionale con l'apertura di un tavolo di trattativa, oltre che il versamento delle spettanze ancora non saldate loro dalla Dave S.r.l. al momento della dichiarazione di fallimento, a cominciare dal TFR.

La richiesta è quella di essere riassorbiti allo stesso livello retributivo e a alle stesse condizioni contrattuali, magari proprio nello stesso ristorante di piazza Pio dove Mc Donald's Italia è proprietaria delle mura del locale, con il subentro di un nuovo gestore, porti con sé il riassorbimento allo stesso livello di condizioni di retribuzioni e contrattuali. "Tra i valori di questo grande marchio – spiegano – c'è quello di essere una ‘grande famiglia', il momento di dare corpo a queste parole, spesso sventagliate in sede di colloquio e nel marketing aziendale, è arrivato".

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