Caso scontrini, Ignazio Marino “impreciso e superficiale”. Ma non c’è reato
Aggiornamento: l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato assolto in via definitiva per insussistenza del fatto per l’accusa di peculato in relazione all’utilizzo della carta di credito concessa a fini istituzionali da Roma Capitale (la cosiddetta vicenda “scontrini”).
Il gup Pierluigi Balestrieri ha assolto l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, dall'accusa di falso e peculato relativamente a cinquantasei rendiconti di spese, per lo più cene, effettuate con la carta di credito del Campidoglio. "Il giudicante – si legge nel dispostitivi della sentenza – ritiene che le evidenze siano insufficienti per ritenere l'indubitabile prova dell'uso privatistico da parte di Marino delle risorse pubbliche affidategli attribuite attraverso la carta di credito. Appare evidente che eventuali errori dichiarazioni giustificative non sono suscettibili di rivestire alcuna rilevanza in questa sede penalistica potendo tutt'al più costituire indice di un sistema organizzativo improntato a imprecisione e superficialità".
Errori, imprecisioni, superficialità tutto al più, ma nessun reato. Il ‘caso scontrini', fu determinante per portare alle dimissioni di Ignazio Marino da primo cittadino, dimissioni poi ritirate e che portarono, tra mille polemiche, i consiglieri dem e quelli di opposizione davanti al notaio per certificarne il decadimento con le loro dimissioni.
Pe quanto riguarda l'accusa di truffa, relativamente, al pagamento di un dipendente della Onlus Imagine, di cui l'ex sindaco era presidente, con tre assegni di cui due intestati a persone inesistenti, il gup ha chiarito come non siano emerse in manie a evidente "consapevolezza di Marino in merito all'inesistenza del Briani e del Serra, ma l'evidenze sono tali da indurre ragionevolmente da escludere che questi ne fosse stato reso edotto".