Omicidio Luca Varani, Marco Prato: “Io vestito da donna prima del delitto”
Quella notte era vestito da donna per soddisfare un desiderio sessuale di Manuel Foffo. Questo avrebbe raccontato ai pm Marco Prato, reo confesso, insieme a Foffo, dell'omicidio di Luca Varani nell'appartamento di via Igino Giordani al Collatino, Roma. Smalto, parrucca e tacchi a spillo "solo per assecondare – queste le parole riportate nell'ordinanza – una fantasia erotica di Manuel, che rifiutando di avere rapporti con uomini voleva vederlo vestito da donna". Durante la notte, racconta ancora Prato. "siamo usciti alla ricerca di un prostituto maschio per assecondare la fantasia erotica di Manuel che voleva simulare uno stupro tra loro". Non avrebbero trovato nessuno e allora sarebbe stato chiamato Varani, a cui i due avrebbero promesso 150 euro come ricompensa. Il 23enne si presenta nell'appartamento, Prato gli apre vestito da donna e poi i tre, sempre stando al racconto di Prato, fanno sesso. "Ed è proprio dopo il sesso che Manuel avrebbe, per la prima volta, manifestato l'intenzione di uccidere". "Questo stronzo, deve morire", sarebbero state le parole pronunciate da Foffo. "Non sono attratto dagli omosessuali e prima dell’arrivo di Luca, nei tre giorni trascorsi assieme, ho avuto con Marc solo un rapporto orale a causa dell’alcol e della droga che avevamo assunto", avrebbe risposto Foffo, che avrebbe aggiunto: "Il travestimento da donna di Prato è inspiegabile".
Marco Prato: "Dopo il sesso Manuel è impazzito"
Si tratta di una delle tante incongruenze nelle versioni rese dai due assassini. Manuel Foffo, infatti, aveva raccontato che lui e Prato, imbottiti di droga e alcol, avrebbero deciso di uccidere qualcuno "per vedere l'effetto che fa". Al contrario, Prato dice che "l'idea di uccidere sarebbe stata presa da Foffo, che dopo avere partecipato a dei giochi erotici a tre, sarebbe come impazzito. Poi dopo che Luca aveva bevuto e ha iniziato a vomitare, Manuel gli avrebbe chiesto di aiutarlo a uccidere, perché aveva improvvisamente avvertito una repulsione e un odio insensato verso Luca". "Ero infatuato di Manuel e ho cercato di assecondare la sua follia omicida, obbedendo in modo passivo alla sua richiesta di strozzarlo", racconta Marco. Secondo la descrizione di Prato, riassume il gip, "i colpi inferti tutti da Foffo non erano pertanto rivolti a provocare inutili sadiche sofferenze alla vittima, ma sarebbero stati tutti per uccidere e il conseguente accanimento di Foffo era dovuto soltanto all’incapacità di assestare dei colpi mortali".
"Personalità disturbate prive di sentimenti di pietà"
Le versioni di entrambi i giovani sono state accolte dal giudice che però ha respinto le richieste di scarcerazione perché "le modalità raccapriccianti della loro azione omicida – ha scritto – l'efferatezza delle sofferenze inferte alla vittima prima di ucciderla, sono indice di personalità disturbate, prive di sentimenti di pietà, e come tali pericolose e quindi anche in grado di ripetere condotte analoghe, tenuto conto dell’inquietante individuazione della vittima in apparenza scelta a caso e selezionata non è dato ancora sapere in base a quali sue caratteristiche personali correlate all’età, sesso, orientamento sessuale, ceto sociale o altro". Secondo il gip, queste le parole con cui ha firmato l'arresto di Foffo e Prato, "la fredda ideazione, pianificazione ed esecuzione di un omicidio efferato, preceduto da sevizie e torture, senza altro movente se non quello apparente di appagare un crudele desiderio di malvagità".
Intanto si cerca ancora la supertestimone bionda che avrebbe viaggiato sul treno insieme a Varani la stessa sera dell'omicidio. Questa mattina ha parlato, con una lunga lettera pubblicata sul suo blog, anche il padre di Marco Prato, Ledo Prato.
Un testimone: "Offrirono coca e alcol anche a me"
Sarebbero sette le persone passate per la casa di Manuel Foffo prima dell'omicidio di Luca Varani, alcune delle quali già individuate su indicazione degli assassini reoconfessi e ascoltate dagli inquirenti. Tra le persone ascoltate anche Roberto Foffo, fratello maggiore di Manuel. "Offrirono anche a me alcol e cocaina, a quest'ora potevo essere al posto di Luca", ha detto il testimone, passato all'alba di giovedì 3 marzo nella casa dell'orrore. "Non ho accettato quella bevanda – h spiegato 34enne italiano – solo perchè a me non piacciono i superalcolici e preferisco la birra. E ho rifiutato anche la cocaina". La paura del giovane, conosciuto da Foffo alcune settimane prima e pugile dilettante, racconta i due giovani come "completamente fuori di testa". E poi l'ultimo particolare inquietante: "Prima di andare via intorno alle 8,30 ho sentito Prato rivolgersi a Foffo e dire ‘tanto con lui non dovevamo fare nulla".