La procura della Corte dei Conti ha citato in giudizio otto dirigenti dell'Agenzia del Demanio e del Miur, per la mancata riscossione del canone del palazzo occupato da quindici anni dal movimento di estrema destra CasaPound in via Napoleone III, nel quartiere Esquilino a Roma. L'edificio di sei piani è di proprietà pubblica: l'ipotesi è che il perdurare della situazione di occupazione abbia provocato un ammanco potenziale nelle casse degli enti proprietari di 4,5 milioni di euro.
Gli inquirenti contabili parlano dell'atto di citazione di "un danno concreto e attuale alle pubbliche finanze derivante dal mancato utilizzo o messa a reddito dell'immobile occupato, con relativa perdita economica per le finanze pubbliche, calcolata utilizzando quale parametro di quantificazione l'ammontare complessivo dei canoni che si sarebbero dovuti riscuotere da CasaPound e dalle famiglie occupanti nel periodo dal 1.1.2004 al 31.5.2019, euro 4.642.363,10, ovvero, in subordine, pari alle somme che si sarebbero dovute riscuotere a seguito delle omesse azioni civili e penali volte ad ottenere l'indennità di occupazione o il risarcimento dei danni, relativamente ai soli ratei ormai prescritti (quindi dal 1.1.2004 al 31.5.2014), pari a 3.583.552,16 euro".
L'occupazione è iniziata nel dicembre del 2003, dopo che gli uffici del Miur (presenti nello stabile dal 1958) avevano traslocato altrove. I militanti di CasaPound entrarono nell'edificio con circa venti famiglie. L'ultimo accesso del 2018 effettuato da Roma Capitale, ha censito all'interno dell'edificio 34 persone residenti, di cui 12 minori, 3 anziani e 3 persone note alla Sala Operativa Sociale per un totale di 17 nuclei familiari. Secondo le indagini svolte per molte di queste persone lo stato di "difficoltà" o "di disagio abitativo" è poi "tutto da verificare".
I dirigenti non avrebbero "dato disposizioni per agire in via di autotutela amministrativa e per coltivare le azioni civilistiche volte alla restituzione del bene e al risarcimento dei danni che, richiesti in via autonoma o nell'ambito di azioni penali o civili possessorie e petitorie (mai intentate o mai coltivate), sarebbero stati liquidati in sede giudiziaria (sempre in misura pari ai canoni di locazione non percepiti)". In particolare non avrebbero così "dato disposizioni per richiedere l'indennità di occupazione ‘sine titulo' agli occupanti l'immobile in questione e per costituirli in mora, a partire dall'Associazione Casapound", né agito per rientrare in possesso dell'immobile.