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Casamonica: altro che clan di rubagalline, pronti a diventare broker internazionali della cocaina

L’inchiesta della Guardia di Finanza di Roma rivela come i Casamonica non siano più criminali di basso profilo, ma si preparavano a diventare broker del traffico internazionale di stupefacenti capaci di avere contatti con i narcos colombiani ed eludere i controlli dei principali aeroporti grazie ad agenti doganali corrotti.
A cura di Alessio Viscardi
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Altro che clan di rubagalline, spaccaossa specializzati nel recupero crediti e nel prestito a strozzo, oppure nello spaccio di quartiere di piccole quantità di droga. L'inchiesta Brasile Low Cost portata avanti dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma e dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata dimostrerebbe come il capofamiglia Salvatore Casamonica -già in carcere al seguito dell'operazione Gramigna, che nel luglio 2018 ha smantellato il fortino criminale di Porta Furba- sarebbe in realtà un vero e proprio broker del traffico internazionale di stupefacenti.

Secondo le risultanze degli inquirenti, il Casamonica avrebbe messo su un sodalizio criminale con legami con i narcos sudamericani. Il gruppo era capace di spostare enormi quantità di cocaina tra Brasile, Repubblica Dominicana, Bolivia e corrompere i funzionari degli aeroporti brasiliani per far partire senza controlli aerei carichi di droga, da fare poi uscire dall'aeroporto di Ciampino (e successivamente da quello svizzero di Sion) sotto il naso degli addetti alla sicurezza. Droga da cedere ai referenti di diverse piazze di spaccio di Napoli e Roma, tra cui quelle gestite dagli stessi membri della famiglia Casamonica nella zona di Porta Furba, al Quadraro e all'Anagnina.

L'operazione Brasile Low Cost coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha portato a un'ordinanza di custodia cautelare a carico dei quattro vertici del gruppo criminale accusato di essere dedito al traffico internazionale di cocaina. Si tratta di Salvatore Casamonica e del suo braccio destro Silvano Mandolesi, del montenegrino Tomislav Pavlovic e dell'albanese Dorian Petoku. Arresti domiciliari anche per un presunto fiancheggiatore, Marcello Schiaffini. Per portare avanti le indagini, gli investigatori del G.I.C.O. e dello S.C.I.C.O. si sono avvalsi di tre agenti sotto copertura (undercover), che hanno guadagnato la fiducia di Salvatore Casamonica e degli altri componenti del cartello. Si tratta di un testimone di giustizia legato a Salvatore Casamonica, chiamato il Francese, di un agente della D.E.A., detto il Pilota (con il ruolo di portare l'aereo con il carico di stupefacenti dal sud America all'Europa) e un agente della polizia svizzera C.R.I.S., definito lo Svizzero, nel ruolo di un funzionario doganale corrotto dell'aeroporto di Sion (scelto dal cartello criminale dopo che l'ipotesi di utilizzare quello di Ciampino era diventata troppo rischiosa).

Il piano criminale del gruppo, che prevedeva di far arrivare un primo carico di 600kg di cocaina all'aeroporto di Sion in Svizzera, non va in porto perché nel luglio 2018 l'operazione Gramigna della Procura di Roma decapita il sistema criminale della zona di Porta Furba, tra gli arrestati figura anche lo stesso Salvatore Casamonica.

Il sistema criminale che emerge dall'inchiesta. Salvatore Casamonica non si comporterebbe semplicemente da narcotrafficante, ma proprio come un broker della droga: attraverso i suoi complici e i loro rapporti con i narcos colombiani dispone di un grosso quantitativo di stupefacenti in sud America (7 tonnellate all'anno), può reperire grosse somme di denaro per finanziarne il trasporto (4,5 milioni di euro) ed è capace di corrompere i funzionari negli aeroporti di partenza e arrivo per evitare i controlli delle forze dell'ordine. Il sodalizio criminale può disporre anche di mezzi per il trasporto, almeno due aerei privati -di cui uno da 18 posti- in cui far viaggiare la merce. Il Francese riferisce agli inquirenti che il Casamonica avrebbe avuto il ruolo di organizzatore del trasporto della sostanza in Italia, trattenendo per sé un compenso pari al 25% dei carichi importati. Merce che sarebbe stata poi venduta a diversi acquirenti, tra cui gli altri suoi familiari per lo spaccio nella Capitale, il clan camorristico dei Mazzarella di Napoli e una ‘ndrina operante in Lazio.

Gli uomini di Salvatore Casamonica. L'albanese Dorian Petoku, come scrivono gli inquirenti, è il personaggio che tiene i contatti con i narcotrafficanti sudamericani e sarebbe stato lui a procurare al sodalizio gli stupefacenti. Secondo gli inquirenti, è il leader del gruppo di albanesi dediti al traffico di stupefacenti operante nell'hinterland del litorale romano, tra Acilia, Ostia e Infernetto. Il montenegrino Tomislav Pavlovic sarebbe, invece, la persona addetta a far superare alla merce i controlli negli aeroporti sudamericani grazie ai suoi contatti sul posto e ad agenti di polizia corrotti. Il suo piano prevede, secondo quanto scritto nelle carte dell'inchiesta, di occultare la cocaina in diverse valigie caricate su aerei privati destinati a scali europei. Si reca personalmente in Brasile in due occasioni per organizzare il trasporto della sostanza stupefacente. È un personaggio già apparso nelle indagini su Mafia Capitale per i suoi legami con Massimo Carminati, viene infatti definito dal braccio destro di quest'ultimo (Riccardo Brugia) come “uno che prende la pistola e spara”. Silvano Mandolesi sarebbe, invece, il braccio destro di Salvatore Casamonica destinato a procurare un'uscita sicura per la merce dall'aeroporto di Ciampino, dove il gruppo può contare su una serie di agganci e legami corruttivi tali da garantire l'assenza di controlli.

Gli agenti undercover. È proprio Salvatore Casamonica a contattare il Francese -pregiudicato che aveva conosciuto in passato- e chiedergli di procurare un pilota per trasportare gli stupefacenti dal sud America all'aeroporto di Ciampino. Il Francese decide di collaborare con lo S.C.I.C.O. e viene nominato agente sotto copertura. Lui presenta al sodalizio criminale il Pilota, un agente della D.E.A. che garantisce il trasporto dal sud America della cocaina. Ma a un certo punto, l'ipotesi di utilizzare l'uscita dall'aeroporto di Ciampino diventa troppo rischiosa: “La conosco in troppi” dice Salvatore Casamonica intercettato. Così è lo stesso Francese, dopo uno stallo nelle operazioni, a proporre l'utilizzo di un aeroporto svizzero per introdurre la cocaina in Europa. Qui entra in scena l'agente della polizia di Ginevra (lo Svizzero), che si finge un funzionario doganale corrotto dell'aeroporto di Sion. Allo Svizzero viene proposto anche di organizzare il trasporto della sostanza fino a Roma, in questo caso il sodalizio di Salvatore Casamonica assicura di poter evitare controlli delle forze dell'ordine lungo tutta la rete stradale grazie ai propri agganci.

Le precauzioni e la tecnologia. Salvatore Casamonica non è un criminale improvvisato e lo dimostra il fatto che adotta sempre molte cautele anche nei rapporti con le persone di sua fiducia, come l'undercover chiamato il Francese. Cautele destinate a intralciare le possibili attività delle forze dell'ordine. Infatti, non si presenta quasi mai agli appuntamenti, costringendo l'interlocutore a lunghe attese e a doverlo poi raggiungere a casa sua (espediente che spesso causa l'esaurirsi delle batterie delle cimici piazzate addosso all'infiltrato, che smettono di registrare le conversazioni). Ancora, il Casamonica lascia il suo telefono a casa quando viaggia, in modo da non essere tracciato negli spostamenti. Addirittura organizza un viaggio a Sion per definire i dettagli dell'operazione di trasporto della cocaina, lasciando il telefono nella sua abitazione romana per tutto il tempo.

Salvatore Casamonica utilizza anche precauzioni tecnologiche per evitare di essere intercettato. Infatti, fornisce a tutti i suoi uomini e agli agenti sotto copertura degli smartphone che utilizzano un sistema di crittografia slavo (PGP, Pretty Good Service) che rende impossibile decriptare i messaggi scambiati tra gli uomini del sodalizio. Si tratta di cellulari Blackbarry e del BQ Aquarius, progettato appositamente per funzionare con un sistema operativo modificato che garantisce comunicazioni sicure. Con questi telefoni, i membri del sodalizio possono comunicare tra loro esclusivamente tramite messaggi di testo con un programma di chat specifico (Encrochat) che li cancella in automatico dopo sette giorni. Un servizio che lo stesso Salvatore Casamonica sostiene avere un costo di 1500 euro ogni sei mesi e che utilizza anche per tenere i contatti con i narcos colombiani. Questi smartphone sono utilizzati dalle principali organizzazioni criminali, per rafforzarne la sicurezza vengono rimossi la fotocamera, il microfono, il GPS e la porta USB.

La conclusione. Pochi giorni prima della data fissata per il trasporto del primo carico di 600kg di cocaina dal sud America, però, l'operazione Gramigna fa finire Salvatore Casamonica agli arresti e il sodalizio criminale si scioglie in assenza dell'organizzatore principale. Tuttavia, la gran quantità di prove raccolte attraverso gli agenti sotto copertura ha permesso agli uomini della Guardia di Finanza di incriminarli tutti per traffico internazionale di stupefacenti.

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