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Tensione a Casal Bruciato: presidio di solidarietà con famiglia rom, cori contro CasaPound

Una decina di donne si è posizionata davanti l’abitazione popolare assegnata alla famiglia rom a Casal Bruciato, decisa a non farla entrare. “Hanno fatto male a uscire, adesso non passano più”. “Questa è casa nostra, noi torniamo a Casal Bruciato”, ha invece detto il padre della famiglia cui è stato dato l’alloggio. E intanto decine di persone sono accorse in suo sostegno.
A cura di Natascia Grbic
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"Hanno sbagliato a uscire, adesso non li facciamo più entrare". "Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati". "Non sono rom, sono zingari. Non li vogliamo, se li devono portare via". Queste sono solo alcune delle frasi pronunciate dalle persone che, da ieri, stanno minacciando una famiglia rom regolarmente assegnataria di una casa popolare a Casal Bruciato, in via Satta 20. In questo momento la famiglia non è presente all'interno dell'abitazione, perché è stata ricevuta negli uffici del dipartimento Politiche abitative del Comune, dove si è recata questa mattina scortata dalle forze dell'ordine. Adesso, però, sta facendo rientro: e c'è il pericolo che venga aggredita. Una decina di donne si è infatti messa davanti l'ingresso della palazzina, decisa a non permettere alla famiglia – composta anche da bambini molto piccoli – di entrare. Intorno a loro, alcuni residenti e i militanti di CasaPound, che hanno montato un banchetto sotto l'abitazione. "È casa nostra, noi torniamo a Casal Bruciato", ha dichiarato l'uomo cui è stato assegnato l'alloggio popolare. E intanto si è formato un presidio di solidarietà con la famiglia rom, composto da decine di persone. In mezzo, si è schierata la celere per impedire che i due schieramenti vengano a contatto.

Famiglia rom entra in casa popolare, le minacce di CasaPound

Tra spintoni, grida e insulti, la famiglia rom è stata fatta entrare all'interno della sua abitazione verso le 17.30. Scortata dalla celere, è riuscita a passare senza che le venisse fatto del male. Nonostante il tentativo di fermarla al grido di "Bloccateli", ha ripreso possesso della sua abitazione. Ma CasaPound minaccia: "Noi non ce ne andiamo, saremo in presidio permanente finché questi non se ne andranno via – ha detto Mauro Antonini, responsabile Lazio di CasaPound Italia – Non li faremo mai più uscire da qua. Anzi, vogliamo solo vedere che escono in via definitiva". "Questi" si riferisce a un nucleo familiare composto da 14 persone: due sono adulte, ma per la maggior parte sono bambini. Il più piccolo ha due anni.

L'appello alla solidarietà di Nonna Roma

L'associazione Nonna Roma, appreso del presidio di CasaPound, ha lanciato una mobilitazione rivolta a tutta la cittadinanza per non lasciare sola la famiglia rom minacciata. Già ieri alcuni attivisti si sono recati in via Satta per controllare e denunciare la situazione. "Abbiamo trovato bambini terrorizzati, accovacciati in un letto, lontani dalle finestre – hanno scritto in un post su Facebook – Bambini che piangono, seduti su uno straccio di letto, un appartamento completamente vuoto. All'ingresso del palazzo alcune persone controllano chi esce e chi entra. Non c'è un poliziotto, un appartenente alle forze dell'ordine, il vuoto. Una famiglia reclusa e terrorizzata dentro una casa del comune senza assistenti sociali, vigili urbani, circondata da facinorosi che gli impediscono di uscire. Una cosa vergognosa, così come l'indifferenza degli altri condomini".

Famiglia rom minacciata a Casal Bruciato: "I bambini non riescono ad andare a scuola"

"Stanotte i bambini avevano molta paura e piangevano – ha detto il padre di famiglia a Radio Cusano Campus, raccontando la situazione e le minacce ricevute – Una delle mie figlie sta male e l'ho portata nel campo nomadi dove abitavamo prima. Volevo portarla all'ospedale, ma lei mi ha detto di no, era in preda all'ansia e alla paura. Gli altri bambini che hanno dormito qui nell'appartamento hanno avuto paura e per tutta la notte non hanno dormito. Io vorrei restare, però i vicini danno fastidio, i miei figli non possono uscire giù, non possono fare niente, non posso portarli neanche a scuola. Sono sceso io e ho comprato cornetto e cappuccino per fargli fare colazione. In casa siamo 14: io sono bosniaco, sono arrivato in Italia nel '92, veniamo dal campo rom di Ciampino. Abbiamo fatto la richiesta per questa casa popolare nel 2017, abbiamo tutto in regola, siamo in regola con documenti e permesso di soggiorno. I miei bambini sono nati in Italia e sono cittadini italiani, il più grande ha 21 anni e il più piccolo due. La casa è grande 106 mq, per me va bene, è grande abbastanza. Per pagare l'affitto faccio il mercatino, ho una partita iva, faccio piccoli lavori. Se ci mandano via da qui, dobbiamo tornare nel campo rom dove stavamo prima".

Le famiglie rom costrette a tornare nei campi

Non è la prima volta che una famiglia rom è costretta a rinunciare alla casa popolare perché minacciata da residenti uniti a gruppi di estrema destra. Solo all'inizio di aprile, sempre a Casal Bruciato, una famiglia rom proveniente dal campo de La Barbuta è dovuta tornare nella baraccopoli perché temeva per la sua incolumità. E a marzo, nel quartiere di Torre Maura, 77 persone che dovevano essere trasferite nella struttura di via dei Codirossoni sono andate via dopo tre giorni di proteste e assalti ai pullman. Qualche giorno fa, un gruppetto di persone capitanato da Azione Frontale ha terrorizzato una giovane ragazza madre che aveva ottenuto una casa popolare per sé e i suoi bambini. Il tutto, davanti gli occhi delle istituzioni.

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