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Casal Bruciato: dove ci tocca scortare i diritti

Un Paese che scorta gli ultimi per difenderli dai penultimi mentre varcano la soglia dei propri diritti è un Paese al contrario. Un Paese che ha perso la bussola delle leggi ma soprattutto della convivenza civile. E soprattutto un Paese profondamente malato di razzismo, quello vero, quello che fa spavento, quello che scatena l’irrazionalità e la violenza e la sdogana come sdegno.
A cura di Giulio Cavalli
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Non ne ha potuto tacere nemmeno il ministro dell'interno Matteo Salvini che ha definito la vicenda "una violenza ingiustificabile" eppure c'è un'immagine, una su tutte, che è la sindone di questo tempo in cui si è giocato (troppo) a dividere il Paese tra buoni e cattivi, forti contro i deboli, noi e gli stranieri, assolutamente dimentichi delle leggi e soprattutto dei diritti. Le forze dell'ordine che scortano una madre con due bambine, come un minacciato o un pentito. "Ti stupro troia" le gridano quelli, e loro, spaventatissime, con la testa bassa, che devono farsi spazio tra le urla e gli spintoni, come animali da sottrarre all'ira della folla, colpevoli semplicemente di essere dalla parte sbagliata di questo Paese spaccato in due dove essere fragile significa diventare un obbiettivo.

Verrà un giorno in cui racconteremo ai nostri figli che qui, da noi, ci è toccato scortare i diritti perché la retorica di qualcuno li ha trasformati in concessioni. E quando un diritto diventa una regalia significa che la democrazia è debole e che la politica sta abdicando totalmente al proprio ruolo di sorvegliante delle leggi e della democratica socialità. Sia chiaro: quella famiglia ha diritto ad avere una casa come ne avrebbero diritto, in un Paese che funzioni, tutti coloro che si ritrovano in difficoltà, senza distinzioni. E senza distinzioni ma solo secondo le graduatorie e le leggi le è stata assegnata semplicemente, perché l'etnia è una discriminante solo nelle teste bacate dei razzisti che così tanto terreno hanno guadagnato in questi ultimi mesi.

Accadrà che dovremo scortare le anziane a comprare il pane perché hanno un colore della pelle diverso? Accompagneremo con le auto blindate i bambini non italiani che si presentano a scuola? Implicheremo le forze dell'ordine e la pubblica sicurezza in una guerra tra ultimi e penultimi che sembra incapace di guardare verso l'alto? Inconsapevoli che non sono certo i rom o diversi ad avere le leve del comando ma sono semplici pedine, come gli stessi contestatori, fratelli non solo per razza ma addirittura fratelli di un'emergenza abitativa che su Roma (e non solo su Roma) sta diventando urgente e drammatica?

Un Paese che scorta gli ultimi per difenderli dai penultimi mentre varcano la soglia dei propri diritti è un Paese al contrario. Un Paese che ha perso la bussola delle leggi ma soprattutto della convivenza civile. Un Paese in cui è difficile intravedere la speranza di un blocco sociale che veramente pretenda dalla classe dirigente più equità e giustizia sociale.
È un Paese indegno, un Paese così.

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