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Carcere Rebibbia, meno bambini dopo i figli uccisi dalla detenuta

I bambini in carcere a Rebibbia sono diminuiti. Trascorsa una settimana dalla tragedia che ha visto la detenuta Alice Sebesta lanciare i suoi due figli dalle scale nella sezione Nido, i bimbi sono passati da 14 a 6 e si sta valutando caso per caso, con l’intenzione d’individuare strutture alternative per le mamme.
A cura di Alessia Rabbai
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sezione nido carcere Rebibbia a Roma
Foto Facebook Associazione A Roma, insieme – la sezione Nido del carcere romano di Rebibbia

Bambini in meno nella sezione femminile del carcere di Rebibbia a Roma. È trascorsa una settimana dal tragico evento che ha posto sotto i riflettori dei media la casa circondariale. Sette giorni fa, Alice Sebesta, detenuta per spaccio internazionale di sostanze stupefacenti, ha lanciato dalle scale i suoi due bambini, uccidendoli. Questa mattina nell'audizione sulla Sicurezza e le Politiche sociali al Consiglio Regionale si è parlato del dramma accaduto e dei minori che si trovano in prigione insieme alle loro mamme. "Sono emersi due aspetti di discussione: primo, il tema dell'assistenza in carcere rispetto all'accaduto, per capire se chi doveva vigilare lo abbia fatto e se il disagio esistente sia stato intercettato – ha spiegato a Fanpage.it Stefano Anastasìa, garante dei detenuti del Lazio – Secondo, la decisione di necessità di custodia in carcere delle mamme". Una discussione alla luce del fatto che i bambini dietro alle sbarre sono passati da 14 a 6 nel giro di pochi giorni, e quelli rimasti sono in corso di valutazione caso per caso. Ciò fa pensare che "non ci sia la necessità del provvedimento preso – ha spiegato Anastasìa – È necessario sollecitare la Magistratura e i servizi sociali che operano intorno alla realtà del carcere a cercare il più possibile un'alternativa per indirizzare le mamme con bambini verso altre strutture". Secondo la legge 62/2011 infatti, per madri con i bambini piccoli il carcere può essere applicato in misura cautelare solo se sussistono esigenze di eccezionale rilevanza.

Uccide i figli a Rebibbia: "Perché non doveva essere in carcere"

Alice Sebesta poteva non essere in carcere per i reati commessi. La legge, infatti, oltre ai domiciliari, individua alternative al carcere nelle case famiglia protette: ne esiste una sola in tutta Italia ed è a Roma, la Casa di Leda. E qui si apre la questione dei posti e della mancanza di fondi per gestire le strutture. Ma non in questo caso: "Alla morte di Faith e Divine c'erano 3 posti disponibili su 6" – ha detto Anastasìa – "Succede frequentemente che ci siano posti liberi perché i giudici concedono la casa famiglia in misura solo eccezionale. In realtà dovrebbe essere  il contrario: assegnare il carcere in casi eccezionali".

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