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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Carabiniere ucciso, un testimone a Fanpage.it: “Americani drogati e ubriachi, li ho visti fuggire”

Il parcheggiatore abusivo di piazza Mastai ha raccontato di aver visto i due ragazzi scappare dopo il furto del borsello e di averli visti intrattenersi con Sergio Brugatelli, il pusher finito agli arresti domiciliari. “Erano ubriachi e drogati” ha spiegato ricostruendo l’antefatto dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega.
A cura di Redazione Roma
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Si chiama Tamer, è egiziano, e da anni fa il parcheggiatore abusivo a piazza Mastai vicino a Campo de Fiori, ed è uno dei testimoni delle fasi precedenti alla morte del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. L'uomo nella giornata di giovedì avrebbe visto i due giovani americani arrestati per l'omicidio del militare intrattenersi sulle panchine di piazza Mastai con Sergio Brugatelli, lo spacciatore di 40 anni ora agli arresti domiciliari, che avrebbe chiesto l'aiuto dei carabinieri per recuperare un borsello rubato dai due ragazzi "truffati" nell'acquisto di un grammo di cocaina.

"Sergio è un mio amico, lo conosco, è normale stiamo sempre qua", spiega Tamer. Proprio le telecamere di video sorveglianza della piazza mostrano in effetti i due giovani intrattenersi con il gruppo di piccoli spacciatori che occupa le panchine della piazza, e Sergio sarebbe l'uomo in bicicletta che si vede nel video.

L'uomo ha raccontato anche di essere stato ascoltato dai carabinieri e di aver "visto i due ragazzi americani scappare", dopo aver rubato il borsello (non è chiaro se allo stesso Brugatelli o un'altra persona secondo il testimone) inseguiti da due persone che dice essere uomini delle forze dell'ordine in borghese.  "Sembravano ubriachi e drogati", spiega tentando di mettere in fila quello che ha visto in un italiano incerto.

Dopo l'arresto e la confessione di Elder Lee e Natale Hjorth, sono ancora diverse le domande sulla catena di eventi che ha portato al tragico omicidio del militare in via Pietro Cossa nel quartiere Prati. Secondo quanto emerso fino ad ora Mario e il suo collega, in borghese, erano intervenuti per recuperare il borsello rubato al pusher, presentandosi al suo posto allo scambio concordato telefonicamente. I due 19enni in vacanza a Roma si nascondevano in un albergo e stavano tentando di lasciare l'Italia per fare ritorno nel Stati Uniti, l'arma del delitto era nascosta dietro un pannello del soffitto dell'hotel.

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