Carabiniere ucciso, oltre duemila contatti tra il presunto pusher ed un militare dell’Arma
Le indagini sull'omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega proseguono a tutto tondo. Gli inquirenti stanno scavando a fondo per ricostruire nel dettaglio quelle fatidiche ore della notte tra il 25 ed il 26 luglio scorsi, quando il vicebrigadiere venne ucciso con diverse pugnalate e per il cui omicidio sono stati fermati già da più di un mese due cittadini statunitensi, Gabriel Natale Hjorth e Lee Finnegan Elder, quest'ultimo ritenuto essere colui che materialmente lo avrebbe colpito ripetutamente causandogli la morte. Ma sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti sono finite anche altre persone: oltre alle ricostruzioni di Andrea Varriale, il collega di Cerciello Rega che ha assistito di persona all'omicidio, si cerca di capire anche il ruolo di Sergio Brugatelli, l'uomo al quale sarebbe stato rubato il borsello per il quale sarebbe scattato il "cavallo di ritorno", ed Italo Pompei, talvolta definito come il presunto pusher del caso Cerciello che però, come spiegato a Fanpage.it, ha chiarito di non esserlo affatto e di essere pronto a far partire querele contro chi lo ha descritto come tale. "Io non c'entro niente, non so neanche come ci sono finito in questa brutta storia", ha detto a Fanpage.it lo scorso 1° agosto.
Secondo quanto riportato in esclusiva dal Corriere.it in queste ore, gli uomini del Nucleo Investigativo dell'Arma avrebbero scoperto che tra Italo Pompei ed un appuntato dei carabinieri ci sarebbero stati oltre duemila contatti in due anni. Contatti che però, al momento, non sono ancora indicativi di nulla: ci sarebbero infatti ancora accertamenti in corso per chiarirne la natura, e nulla lascerebbe pensare a priori che si potesse trattare di un confidente dei carabinieri, come ipotizzato da alcuni media, tra cui lo stesso Corriere. Spetterà agli inquirenti fare chiarezza su questa vicenda, e definire quelli che sono stati i ruoli in questa vicenda, finora ancora oscura in alcuni passaggi. Sembra invece chiara la linea difensiva dei due statunitensi, che punterebbero sulla "reazione" dovuta al fatto che si aspettassero di vedere una sola persona e invece si sono ritrovati i due carabinieri in borghese; mentre dall'altra parte la linea accusatoria sostiene che si sia trattato di un vero e proprio agguato, pianificato ed organizzato anche attraverso appostamenti e sopralluoghi.