C’entra davvero il razzismo coi cassonetti bruciati a Torsapienza?
Ieri pomeriggio a Tor Sapienza sono stati dati alle fiamme tre cassonetti. I contenitori dell'immondizia più che prendere fuoco però si sono appena appena abbrustoliti, ma tanto è bastato per far salire l'allarme e la tensione. Chi è stato a compiere il gesto e perché? Subito i media e le istituzioni hanno pensato ad un letterale ritorno di fiamma delle proteste scoppiate lo scorso novembre, quando il quartiere alla periferia est della Capitale, è stato teatro di giorni di scontri e incidenti tra residenti e polizia. Al centro delle tensioni il centro di accoglienza per rifugiati ‘Un sorriso' di viale Morandi, assaltato per diverse notti di fila con bombe carta e pietre. Così l'assessore al Sociale di Roma Capitale Francesca Danese ha annunciato il trasferimento immediato degli ultimi migranti dal centro "per salvaguardare l'incolumità e la dignità dei 40 ospiti. Si tratta di una soluzione provvisoria in attesa di quella definitiva, alla quale stavo già lavorando". Una vera e propria resa delle istituzioni, preoccupate di un ritorno della protesta, ammessa dallo stesso assessore Danese che ha parlato di una "sconfitta personale e per tutta la città". Per tutta la notte polizia e carabinieri hanno presidiato il centro di viale Morandi e tutto il quartiere, mentre dei 44 migrati ospitati nella struttura 40 sono stati trasferiti già ieri sera in un altro centro in zona Aurelia.
Ma sembra che il razzismo e la presenza degli immigrati, i campi rom e gli insediamenti abusivi, questa volta non c'entrino proprio nulla. "Ieri alle case popolari di Tor Sapienza sono arrivate alcune lettere di sfratto per gli inquilini morosi e i senza titolo – raccontano gli esponenti del sindacato degli inquilini Asia Usb – Così la tensione è salita subito nel quartiere e un gruppo di persone è sceso in strada e qualche cassonetto ha preso fuoco. Le lettere stanno arrivando non solo a Tor Sapienza ma in tutta Roma: una situazione che rischia di diventare davvero esplosiva se si pensa di utilizzare la forza pubblica".
Il vicesindaco Nieri a Tor Sapienza questa mattina
A confermare la dinamica dei fatti è stato questa mattina il vicesindaco Luigi Nieri, recatosi in visita nel quartiere. “Questa mattina, insieme alla responsabile Sicurezza del Campidoglio Rossella Matarazzo, sono stato a Tor Sapienza per fare un sopralluogo, verificare lo stato dell’arte degli interventi di riqualificazione in corso nel quartiere e parlare con i residenti dopo le tensioni di ieri sera. – scrive Nieri in una – La situazione è molto tranquilla e i rappresentanti dei comitati territoriali ci hanno tenuto a sottolineare che le proteste di ieri, portate avanti da alcune persone in maniera estemporanea, non erano affatto legate al centro di accoglienza di via Morandi". Nieri ha poi difeso l'operato dell’assessore alle Politiche Sociali Danese che "ha deciso di anticipare il loro già previsto trasferimento", confermando poi che l'episodio sarebbe legato alle lettere inviate dell'Ater a diversi inquilini irregolari.
Il comitato di quartiere: "Emergenza casa grave"
Aggiusta il tiro anche Sandra Zammarato, vice-presidente del Comitato di quartiere, che ieri aveva parlato di tensione generata dagli insediamenti abusivi che circondano il quartiere. "Le nuove lettere di sfratto rischiano di innescare nuove ondate di violente proteste – ha dichiarato questa mattina -L'emergenza casa è uguale a quella immigrazione. C'è bisogno di un aiuto da parte delle istituzioni, Campidoglio e Regione in primis. Questo quartiere è terra di nessuno, siamo stati abbandonati – continua -. C'è una calma apparente e se la questione sfratto dovesse andare avanti temo possano esserci pesanti ripercussioni. Oggi in Campidoglio porteremo di nuovo all'attenzione dell'amministrazione comunale le nostre proposte alle quale speriamo non restino sordi".