Bimba picchiata a Genzano, nuove accuse al compagno della madre: “Botte anche alle sorelline”

Potrebbe aggravarsi la posizione di Federico Zeoli, il 25enne in carcere per aver picchiato e ridotto in fin di vita a Genzano di Roma la figlia della sua compagna, una bimba di appena due anni. Il ragazzo è in carcere a Velletri, accusato di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia. Ieri mattina il suo arresto è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari che ha disposto la custodia cautelare. Davanti al magistrato il 25enne originario di Vinchiaturo, in provincia di Campobasso, con precedenti per stalking e lesioni personali, avrebbe ammesso (come aveva già fatto in precedenza) di aver picchiato la bimba nella sera di mercoledì 13 febbraio, sottolineando però come quella sia stata la prima volta.
La terribile ipotesi degli inquirenti
Il sospetto degli inquirenti è però che non sia così. La bimba di 22 mesi ora ricoverata in Terapia intensiva al Bambino Gesù di Roma in condizioni critiche, ma che lentamente migliorano, potrebbe essere stata picchiata dal patrigno già in passato, come testimonierebbero tra l'altro alcuni segni meno recenti trovati dai medici sul corpo della piccola. E, ed è questa la possibile svolta nelle indagini, oltre alla bimba potrebbero essere state picchiate dal 25enne anche la gemellina (che ha assistito impotente alle percosse) e anche la sorella maggiore delle due bimbe, che la sera del 13 febbraio si trovava in compagnia della madre dal nonno a Pavona.
Nessun provvedimento nei confronti della madre
Nei confronti della madre delle tre bimbe, Sara Nanni, non è stato preso al momento alcun provvedimento. Anche se il tribunale ha tolto le figlie alla ragazza affidandole per il momento a una struttura protetta. La madre delle bimbe si è scagliata contro Zeoli nel corso di diverse interviste: "Deve morire in carcere e soffrire giorno dopo giorno – ha detto Sara due giorni fa a una giornalista di Fanpage affacciata dalla finestra della sua abitazione a Genzano, dove è avvenuta la brutale aggressione. La donna ha anche detto di non aver compreso chi fosse il compagno fino a quando non si è reso responsabile della terribile aggressione: "Era tutto perfetto con lui. Non mi ha dato modo di capire che persona era, adesso ho capito che è un assassino, una persona che non è degna di vivere. Forse è un malato mentale, perché una persona normale se sente una bambina piangere non la ammazza di botte".