Ballottaggio Roma, l’ex sindaco Ignazio Marino: “Voto Virginia Raggi”
Poco prima del primo turno aveva lanciato il suo appello agli elettori: "Non votiamo gli accoltellatori". Con il riferimento ai consiglieri del Pd che lo hanno costretto a lasciare il Campidoglio firmando di fronte ad un notaio. Oggi l'appello dell'ex sindaco Ignazio Marino per il ballottaggio tra Raggi e Giachetti è ancora più esplicito: "Voto Virginia Raggi". Intanto comunque vada diversi degli "accoltellatori" si ritroveranno in aula Giulio Cesare anche in caso di vittoria del Movimento 5 stelle: Marco Palumbo, Valeria Baglio, Giulia Tempesta, Michela Di Biase.
Marino ha consegnato le sue ragioni ad un'intervista al quotidiano la Stampa: "Voterò sicuramente, ma non voterò turandomi il naso, non sono tipo. Voterò respirando a pieni polmoni. Vorrei due impegni: uno, la promessa scritta che chi vince non farà più debito, quindi la continuità con la mia gestione. Due, l’impegno a non fare più porcherie politiche come quella imposta a me. Quindi io dico: se Giachetti si presenta con un foglio firmato da Renzi in cui dice che è stata un’azione gravissima deporre il sindaco con un atto notarile, lo voto. Altrimenti, mi dispiace, non posso votarlo".
Due condizioni improbabili, visto e considerato che lo stesso candidato Roberto Giachetti, all'indomani del risultato deludente che lo ha visto arrivare a 10 punti percentuali di distanza dalla Raggi, ha chiarito come la colpa non fosse da attribuire a Renzi, bensì all'effetto di mafia capitale e proprio all'amministrazione Marino. Il 17% del Pd per il candidato sindaco è da attribuire a "un passato che pesa, delle responsabilità in mafia capitale ma anche della amministrazione di questi tre anni di Marino. Sarebbe ingiusto attribuirlo a Renzi".
Dichiarazioni quelle dell'ex sindaco che per molti hanno esclusivamente il sapore della vendetta: a pesare non è solo "la cacciata" dal Campidoglio, ma due anni e mezzo di amministrazione costellati di tensione e incomprensioni continue tra Marino e il suo partito. Un partito in cui dice di non riconoscersi più: "È in atto una strategia suicida del Pd, un partito che ho contribuito a fondare ma così com’è dev’essere totalmente rifondato. Questo non è il mio Pd, un partito che silura il suo sindaco, umilia la città mandando un commissario e poi cerca di imporre come sindaco un fedelissimo del premier ex capo di gabinetto di Rutelli".
E poi parla di Virginia Raggi conosciuta quando era consigliera d'opposizione, "ma non parlava molto". Una donna che Marino descrive come una "persona determinata" ma "non certo inconsapevole delle difficoltà", "intelligente e con una certa durezza". E ancora una volta non perde l'occasione per attaccare il suo ex partito: "Denigrarla è stata un’altra delle manifestazioni dell’arroganza di questa stagione del Pd, oltre che un grave errore tattico".