Atac sull’orlo del baratro: trattative con il ministero per evitare lo stop all’esercizio
"Io arrabbiata con il presidente di Atac Paolo Simioni? Assolutamente no". Così ieri la sindaca di Roma Virginia Raggi rispondeva a chi gli chiedeva lo stato dei rapporti con i vertici della municipalizzata che si occupa del trasporto pubblico della capitale. Ma la situazione sarebbe quanto meno più sfumata, e i rapporti tra l'amministrazione pentastellata e il presidente ridotti ai minimi termini.
Raggi e la giunta non hanno mandato giù non solo le difficoltà a chiudere il concordato preventivo per evitare il fallimento dell'azienda, gravata da 1,3 miliardi di debiti e insolvente con i creditori, ma soprattutto l'ultimo e imprevisto ostacolo: l'impossibilità di rinnovare l'iscrizione al Registro elettronico nazionale delle imprese di trasporto, presso la Motorizzazione civile del ministero dei Trasporti. Per farlo serve in garanzia una fideiussione di 10 milioni di euro, che nessuna banca avrebbe intenzione di garantire ad un'azienda sull'orlo del fallimento, almeno fino alla chiusura favorevole del procedimento di concordato preventivo.
Ieri al tavolo di trattativa con i funzionari dei Trasporti, oltre all'ad Simioni, vi era così anche l'assessora alla Mobilità di Roma Capitale Linda Meleo. Per ora nessuna soluzione definitiva al problema, ma c'è tempo fino al 30 maggio per chiudere un accordo. Da parte del ministero si continua ad insistere con l'azienda per trovare un istituto disposto a concedere una fideiussione, mentre da parte di Atac è stata presentata la richiesta di "congelare" la pratica fino alla chiusura perlomeno delle pratiche del concordato. I funzionari vorrebbero evitare di andare in deroga alle norme, ma di certo da parte di nessuno c'è la volontà di arrivare ad un blocco del servizio. La soluzione al momento è stata solo rinviata.