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Atac sull’orlo del baratro: senza soldi rischia lo stop all’esercizio. C’è tempo fino al 30 maggio

Atac rischia di vedersi ritirare l’autorizzazione all’esercizio da parte del ministero dei Trasporti: entro il 30 maggio serve una fideiussione di 12 milioni per garantire l’iscrizione obbligatoria al Registro elettronico nazionale delle società di trasporti, ma le banche non ne vogliono sapere visto che la procedura di concordato preventivo è tutt’altro che chiusa.
A cura di Valerio Renzi
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Atac è sull'orlo del baratro, e così anche l'amministrazione di Virginia Raggi che attorno al futuro del trasporto pubblico della capitale si gioca forse la partita più importante. Il rischio, concreto, è che il ministero dei Trasporti ritiri l'autorizzazione alla circolazione, a meno che non si trovi subito un soggetto pronto a firmare una fideiussione di 12 milioni di euro come garanzia delle casse dell'azienda. Ma c'è tempo solo fino al 30 maggio. Trovare una banca pronta a garantire per Atac però è un'impresa tutt'altro che semplice visto l'esito ancora incerto della procedura di concordato preventivo, per uscire dalla crisi di insolvenza generata dal debito di 1,3 miliardi di euro

Il punto è l'iscrizione al Registro elettronico nazionale (Ren) delle imprese di trasporto, obbligatorio per l'esercizio, che avviene presso l'ufficio della Motorizzazione civile del ministero. Sei mesi fa lo stesso ad di Atac Paolo Simioni aveva chiesto e ottenuto dagli uffici competenti una proroga di sei mesi, visto lo stato di insolvenza dell'azienda. Ora il tempo è scaduto ma l'iscrizione non è ancora avvenuta, così è arrivato l'ultimatum, di prassi in situazioni del genere. Smorzanoi toni apocalittici dal ministero: "La lettera interviene dopo la precedente proroga di sei mesi dell’iscrizione al Ren. Scaduti i sei mesi, il ministero informa della possibilità di presentare gli atti e i documenti necessari entro i prossimi due mesi, quindi altri 60 giorni, al fine di mantenere l’iscrizione al Registro necessaria per l’esercizio delle imprese di trasporto".  E se è probabile che alla fine la caduta venga evitata anche questa volta, continua il balletto sull'orlo del precipizio di un'azienda pubblica che garantisce un servizio essenziale nella capitale del paese.

Intanto le opposizioni in aula Giulio Cesare chiedono chiarezza alla maggioranza del Movimento 5 stelle: "Roma rischia entro poche settimane di rimanere senza il servizio di trasporto pubblico. – ha dichiarato Giulia Pelonzi del Partito democratico – La sindaca Raggi e l’assessora Meleo riferiscano al primo consiglio utile su quanto sta accadendo". Risponde il capogruppo pentastellato Paolo Ferrara: "Roma e i cittadini possono rimanere tranquilli: gli autobus continuano a circolare regolarmente. È in corso una procedura per rilanciare l'azienda e farla rimanere di proprietà dei romani. C'è qualche politico che spera di svenderla? Questa amministrazione non lo permetterà mai". Attacca anche il centrodestra dalla Pisana, con il capogruppo in Regione Lazio Aurigemma, che parla di "un atto che certifica per l'ennesima volta il fallimento e l'incapacità di questa amministrazione capitolina".

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