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Atac: “52.439 ore di permessi regalate ai sindacalisti”. In 13 verso il processo

Tredici tra sindacalisti, funzionari ed ex manager di Atac rischiando di finire a processo con l’accusa di abuso di ufficio, in merito all’erogazione di 52.439 ore di permessi sindacali, erogati senza giustificazione e ben oltre i limiti fissati dal contratto nazionale di lavoro. Un danno quantificato per l’azienda in 1,5 milioni di euro.
A cura di Valerio Renzi
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Il pm Nicola Maiorano ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 persone con l'accusa di abuso d'ufficio. Si tratta di rappresentanti sindacali, funzionari ed ex manager già inquisiti per l'inchiesta su Parentopoli (uno condannato), ritenuti responsabili di aver procurato un danno di un 1 milione e mezzo di euro ad Atac tra il 2013 e il 2015, grazie all'erogazione senza giustificazione di 52.439 ore di permessi sindacali, pari a sei anni di lavoro. Ore di lavoro mai svolto ma retribuite dall'azienda, ben oltre i limiti imposti dalle norme che stabiliscono il monte ore di permessi sindacali di cui un rappresentante dei lavoratori può usufruire.

I sindacalisti coinvolti per i permessi ingiustificati

Secondo l'accusa i rappresentanti dei lavoratori coinvolto avrebbero svolto "pressioni" per ottenere dai dirigenti in capo alle risorse umane e alle relazioni industriali, permessi ben oltre il tetto stabilito dal contratto collettivo nazionale. Guidano la classifica Roberto Terziani e Paola Ventura, rappresentati della Fast Confsal, con 25.115 ore di permessi senza giustificazione. Seguono Valentina Iori e Lucio Valeri dell'Ugl, con 11.362 ore. A seguire a distanza Claudio De Francesco rappresentante Faisa Confail con 4638 ore, Fabio Buffoni della Faisa Cisal con 2.499, Francesca Tiseo e Alfredo Arienti, rappresentanti Sul, con 4125 ore. ore. Unico sindacalista dei confederali coinvolto è Gianluca Donati (Fit Cisl), a cui vertici aziendali avrebbero "regalato" 4.700 ore di permessi.

Ex manager e funzionari Atac che rischiano il processo

L'inchiesta, l'ennesima che coinvolge Atac, un'azienda tecnicamente fallita salvata dal concordato preventivo e il cui futuro è quanto mai incerto, è partita da una denuncia dell'ex dg Marco Rettighieri presentata nel 2015. Rischiano di finire a processo gli ex dirigenti Riccardo Di Luzio e Luca Masciola, il primo prosciolto il secondo condannato per l'inchiesta su Parentopoli sempre con l'accusa di abuso di ufficio, e i funzionari Giuseppe Depaoli e Saverio Lopes.

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