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Aggressione bus, parla Lucio, l’autista ferito: “Ragazzi erano belve, mai vista tanta violenza”

Il conducente aggredito da una banda di giovanissimi mentre era al volante di un autobus dell’Atac nella notte tra venerdì e sabato, racconta cosa è accaduto e spiega: “Ora ho paura di tornare a lavoro”. Del gruppo di otto giovanissimi aggressori per ora è stato individuato e denunciato solo un 17enne.
A cura di Redazione Roma
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Lucio Iannucci, 52 anni, è stato suo malgrado il protagonista dell'ennesimo episodio di violenza avvenuto a bordo di una mezzo di trasporto pubblico a Roma. Era la notte tra venerdì e sabato, quando il conducente di Atac si trovava al volante di una vettura in servizio sulla linea 46 ed è stato aggredito da un gruppo di otto ragazzini. Dei componenti della comitiva protagonista della violenza al momento è stato individuato solo un 17enne, che è stato denunciato. La colpa di Lucio? Essere uscito dalla cabina per rimproverare il gruppetto che, oltre ad essere fin troppo esuberante, aveva tirato la leva di emergenza che provoca l'apertura delle porte. Un gesto vietato e pericoloso, che aveva fatto scattare la reprimenda dell'autista. Di tutta risposta il gruppo lo ha cominciato a insultare e aggredire e Lucio è finito al pronto soccorso con il setto nasale rotto dai cazzotti dei suoi aggressori.

Raggiunto dal quotidiano la Repubblica, il conducente ha raccontato la sua disavventura, spiegando che ora ha paura di tornare a lavorare sugli autobus. "Ho lasciato la mia postazione e mi sono avvicinato a loro. – racconta alla cronista –  Ero di spalle quando ho sentito la prima botta alla testa. Non mi sono neanche reso conto di cosa stesse accadendo. Ma hanno iniziato a picchiarmi a turno, uno dopo l'altro. A un certo punto sono caduto a terra, cercavo di proteggermi con le mani il viso ma non hanno avuto pietà e mi hanno preso a calci. Mi hanno scaricato addosso una rabbia mai vista prima".

Mentre il pestaggio avviene gli altri passeggeri "rimangono fermi, terrorizzati", tutti hanno paura di intervenire ma poi lo soccorrono e chiedono aiuto. "Quei ragazzi erano delle belve", spiega ancora Lucio giustificando la paura delle persone presenti. Poi spiega che, nonostante il fermo di uno dei membri della banda, non si sente per nulla al sicuro: "Questi ragazzi non hanno paura di nulla. Se avessero avuto un coltello, lo avrebbero usato. Per loro era un gioco, una sfida, un divertimento". Poi l'appello per una maggiore sicurezza per chi guida gli autobus: "È una battaglia che combattiamo da anni ma nessuna amministrazione ci ha mai ascoltati e questi sono i risultati. Non abbiamo misure sufficienti di tutela. La verità è che non so se riuscirò a tornare a lavoro e anche questo mi spaventa". 

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