Paolo Dieci, 58 anni sposato e padre di tre figli, è una delle 157 vittime dell'incidente del Boeing 737 della Ethiopian Airlines, precipitato pochi minuti dopo il decollo da Addis Abeba diretto Nairobi. Era il presidente del Cisp, "Il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli", Ong di ispirazione cattolica nata nel 1983 a Roma, oltre che presidente della rete di coordinamento Link 2007. Paolo è una delle otto vittime italiane e la sua scomparsa ha aperto un vuoto e un'ondata di commozione nel mondo della solidarietà e della cooperazione, che ha perso uno dei suoi punti di riferimento.
La vita di Paolo Dieci dedicata alla cooperazione
Una vita interamente dedicata agli ultimi e ai più deboli la sua, focalizzata ad incentivare l'integrazione economica e sociale di chi in questi anni era giunto in Italia in cerca di un vita migliore. Ed è proprio il Cisp ad aver annunciato sul suo sito la scomparsa "con immenso dolore la perdita di Paolo Dieci, uno dei suoi fondatori, uno dei suoi più appassionati soci e più competenti cooperanti, il suo Presidente. Il nostro meraviglioso amico. Il mondo della cooperazione internazionale perde uno dei suoi più brillanti esponenti e la società civile italiana tutta perde un prezioso punto di riferimento".
La protesta a Castelnuovo di Porto
E il 23 gennaio abbiamo incontrato Paolo fuori dai cancelli del Cara di Castelnuovo di Porto, durante una delle più frenetiche giornate di trasferimento dei migranti dalla struttura. "Qui si è creata una vera e propria emergenza sociale. Noi siamo molto solidali con i migranti costretti ad andarsene con preavvisi di poche ore e anche con l'amministrazione di Castelnuovo di Porto che grazie anche alla lungimiranza del sindaco Travaglini ha lavorato molto bene", aveva dichiarato Paolo ai nostri microfoni mentre attendevamo l'arrivo del pullman. Dieci aveva poi aspramente criticato le modalità di trasferimento poiché era "stata pianificata ed è avvenuta, senza nessun coordinamento effettivo e coinvolgimento delle istituzioni locali". Durante quelle giornate così confuse tanti cittadini avevano donato giacche e borsoni ai migranti del Cara e tra loro c'era anche Paolo: "Almeno possiamo consentire a queste persone di partire in modo umano" ci disse.