A due anni dalla morte del rapper Cranio Randagio per un mix di droghe, indagati tre amici
È il 12 novembre del 2016 quando Vittorio Bos Andrei, più conosciuto con il suo nome d'arte Cranio Randagio, viene trovato morto in casa di alcuni amici il mattino dopo una festa di compleanno, dove vengono consumate diverse sostanze stupefacenti. Il rapper, 22 anni, aveva appena preso le mosse con una promettente carriera musicale dopo la partecipazione al talent X-Factor. Ora, a due anni di distanza, la Procura di Roma ha chiuso le indagini sulla sua morte e ha formalizzato le accuse contro tre giovani presenti alla festa. La posizione più grave è quella di un 26enne, che avrebbe fornito gli stupefacenti, accusato non solo di spaccio ma anche di "morte in conseguenza di altro reato".
Il padrone di casa e un altro giovane sono invece accusati di favoreggiamento: secondo gli inquirenti all'inizio dell'inchiesta avrebbero mentito sul consumo di droga, intralciando il raggiungimento della verità. Codeina, morfina, ecstasi, ossicodone e ketamina, queste le sostanze ritrovate nel sangue di Cranio Randagio, un mix letale che ne ha provocato il decesso nel sonno. E proprio la mamma aveva puntato ripetutamente il dito contro gli amici, accusandoli di non aver detto da subito tutta la verità: "Quello che è certo è che fin da subito c'è stato molto silenzio e molta omertà tra i ragazzi presenti. Dopo nessuno si è più fatto sentire".
È stata annunciata l'uscita dell'ultimo album di Cranio Randagio, per celebrare la musica del giovane artista romana. Si chiama "Come il Re Leone" ed è composto di otto brani, di cui sei inediti. Un modo per amici, collaboratori e per la famiglia di omaggiare la sua arte e ricordarlo.