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8 marzo, nel Lazio pochi consultori e mancanza di personale: a farne le spese, la salute delle donne

Sono strutture fondamentali per la salute delle donne e delle adolescenti, ma negli ultimi anni sono andate progressivamente verso la dismissione. I pochi consultori rimasti lavorano poco, hanno personale ridotto all’osso e forniscono, nonostante gli sforzi delle operatrici, pochi servizi. Questa la situazione fotografata dal rapporto redatto dall’Istituto Superiore della Sanità.
A cura di Natascia Grbic
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Secondo la legge 34/96, in Italia ci dovrebbe essere un consultorio familiare ogni 20mila abitanti. La realtà fotografata dal rapporto "Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all’endometriosi" prodotto dall'Istituto Superiore di Sanità, è ben diversa. In Italia i consultori familiari sono la metà in rapporto ai bisogni della popolazione, la media nazionale parla di una struttura ogni 35mila abitanti. Un numero insufficiente a soddisfare le esigenze delle donne. Nel Lazio la stima è ancora più bassa, con un consultorio ogni 44mila abitanti.

Consultori nel Lazio, pochi servizi e personale ridotto all'osso

I consultori del Lazio non sono carenti solo in termini di presenza, ma anche relativamente ai servizi effettuati. Le poche strutture aperte mostrano come le ore in cui ginecologhe, ostetriche, assistenti sociali e psicologhe sono a disposizione, siano assolutamente insufficienti per garantire un servizio adeguato alla popolazione. Le ginecologhe lavorano poco più di sette ore a settimana sulle venti previste, le ostetriche sedici ore su quaranta. E la situazione non è più rosea sul fronte psicologhe e assistenti sociali, che sono a disposizione dell'utenza rispettivamente dieci ore rispetto alle venti previste, e nove su quaranta. Anche il numero di prestazioni erogate risulta insufficiente: sulle venti attese, ne sono fornite poco più di dieci.

Carenza di personale, unito alla povertà di strutture e a servizi insufficienti. La Cgil Roma e Lazio ha chiesto all'Assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato l'apertura di un tavolo di confronto "per identificare priorità e strumenti per il rilancio di queste strutture e poter dare una adeguata risposta ai bisogni emergenti".

Il caso del consultorio di via Silveri

Caso emblematico è quello dello storico consultorio di via Silveri 8, chiuso ad agosto 2019 dall'Asl Roma 1 e poi riaperto dopo le proteste di operatrici e utenti. Degli otto locali un tempo adibiti ai servizi però, solo tre sono attualmente attivi. Gli altri cinque sono stati destinati al Tsmree, ossia alla Tutela Salute Mentale e Riabilitazione dell’Età Evolutiva. I due servizi hanno l'ingresso in comune: un elemento non di poco conto dato che ai consultori si rivolgono anche donne e adolescenti che spesso non vogliono – per questioni di sicurezza o fragilità psicologica – entrare in contatto con altre persone. Questa ‘riapertura a metà' ha suscitato numerose proteste, tanto che Asl Roma1 e Regione Lazio hanno accettato di valutare la possibilità di ampliare gli spazi del consultorio di via Silveri 8 e garantire un accesso separato rispetto ai locali del TSmree.

100 assunzioni nei consultori del Lazio

Nell'ultimo anno, sotto la spinta del movimento femminista, la Regione Lazio ha emanato un bando per rilanciare i consultori. Lo scorso 31 maggio sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale tre bandi di concorso per partecipare alle selezioni per 100 nuove assunzioni nei consultori della Regione Lazio. 33 posti sono riservati a psicologi, 18 a medici ginecologici e 16 a pediatri. Si tratta di personale che non andrà a rimpiazzare i lavoratori che andranno in pensione – che saranno comunque sostituiti – ma che si aggiungerà a quello già esistente. "Dobbiamo rimettere al centro un servizio che quando è stato immaginato era all'avanguardia, facendo sapere che esiste, è a disposizione e funziona pure – ha spiegato la consigliera regionale Marta Bonafoni, che più ha supportato il progetto di rimessa al centro di queste strutture – Oggi partiamo con queste 100 assunzioni: non sono le prime ma non devono essere nemmeno le ultime".

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