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“Sgombero mascherato” del Baobab: quando invece di accoglienza arrivano “decoro” e polizia

Questa mattina la polizia ha portato via 70 migranti all’accampamento di via Cupa per sottoporli a identificazione forzata. Successivamente, insieme all’Ama, è iniziata una strana operazione di “bonifica” che somigliava tanto a uno “sgombero mascherato”. L’ennesimo atto di una città che non riesce a dare l’unica risposta possibile a queste situazioni: accoglienza.
A cura di Claudia Torrisi
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centro baobab via cupa

Da oramai diverse settimane la strada antistante quello che era il centro Baobab di via Cupa è diventata una tendopoli autogestita, che accoglie centinaia di migranti in arrivo a Roma nel silenzio delle istituzioni. Questa mattina intorno alle 8, però, prima che i volontari arrivassero per iniziare le attività della giornata, il presidio è stato svegliato da un ingente spiegamento di forze dell'ordine. Diverse camionette e uomini della polizia, infatti, hanno chiuso entrambi gli ingressi di via Cupa e hanno caricato sui pullman a gruppi i migranti per portarli in Questura e sottoporli a identificazione.

I volontari accorsi per primi hanno raccontato di aver trovato una situazione "parecchio agitata" e anche "scene di panico". "Nonostante gli avessimo spiegato – ha detto uno di loro – che i ragazzi che sono qui sono già stati identificati chi negli hotspot, chi sulle navi con la presa delle impronte digitali, le forze dell'ordine hanno detto che serviva necessariamente questa registrazione e che poi chi chiedeva una ricollocazione si sarebbe aperta la procedura con l'Ue, mentre per chi voleva chiedere asilo in Italia sarebbe iniziata la pratica".

Alcuni migranti sono riusciti a scappare prima di essere fermati dalla polizia e si sono dispersi nelle strade adiacenti a via Cupa. "Questi ragazzi, per il vissuto che hanno, nel momento in cui vedono le divise hanno paura. In molti si sono messi a correre, ma la strada era chiusa. C'è stato anche un ragazzo che per la paura ha tentato di tagliarsi i polsi con una forbice che avevamo qui sul tavolo. Diceva che gli andava bene anche di morire. Abbiamo provato a tranquillizzarlo, anche con il medico della polizia. Poi se lo sono portati via", ha raccontato un volontario. La preoccupazione degli operatori è che i migranti "non vadano dispersi per la città. Stiamo parlando di gente che non ha alcun punto di riferimento, che solo qui ha trovato un minimo di accoglienza".

I circa settanta migranti caricati sui pullman questa mattina sono stati portati in parte all'ufficio immigrazione di via Patini, e in parte all Questura di San Lorenzo. In trenta sono stati fotosegnalati. Con loro si sono recati volontari della tendopoli e di Medu – Medici per i diritti umani, associazione che supporta e aiuta l'accampamento in via Cupa. "Ci hanno detto che si tratta solo di identificazione, ma noi stiamo monitorando e seguendo la questione. Un'operazione messa in atto con un grosso spiegamento di forze e peraltro inutile, visto che praticamente tutti quelli che in queste settimane abbiamo visitato ci risultavano già essere fotosegnalati. La speranza è che adesso a questa operazione di ordine pubblico e pulizia possa seguire una presa in carico di questo problema. Tutti sanno che centinaia di persone hanno dormito in strada in queste settimane, ma fino a oggi hanno finto di non vedere", ha spiegato il coordinatore generale di Medu, Alberto Barbieri.

Tra l'altro, nell'attesa del rientro delle persone portate via stamattina, in via Cupa il via vai non si è fermato: una volta andata via la polizia, nuovi gruppi di migranti si sono presentati al gazebo, chiedendo di potersi riposare e di avere un po' di cibo. Quello che resta del centro, infatti, è ancora un punto di riferimento importante: in una città come Roma, il fulcro dell'accoglienza è una traversina nascosta sulla via Tiburtina.

Una questione di "decoro"

Poco dopo l'operazione, la Questura ha diramato una nota in cui dava conto di quanto accaduto stamattina. Nella comunicazione si parlava di "controlli approfonditi" alla tendopoli, con lo scopo di "garantire indispensabili standards di sicurezza che maggiore decoro, anche agli stessi immigrati". Ripensando alla situazione che oramai da settimane non face altro che peggiorare con i nuovi arrivi in via Cupa, leggere queste parole può sembrare quantomeno bizzarro. Se non altro perché prima di arrivare a "decoro", Roma avrebbe alcuni passaggi intermedi da applicare alla questione, tra cui "interesse delle istituzioni", "condizioni igieniche sufficienti" e "un'accoglienza degna di un paese civile": in via Cupa ci sono solo due bagni chimici – portati dai volontari -, in pochi vengono accompagnati quando è possibile alle docce della Croce rossa e spesso le tende non bastano per tutti.

Dopo alcune ore, polizia e carabinieri sono tornati in blocco in via Cupa per presidiare un'operazione di "bonifica" della tendopoli, ad opera dell'Ama. La situazione – surreale – era questa: fuori dalla strada forze dell'ordine schierate, i volontari che smontavano l'accampamento e gli operatori dell'Ama che spruzzavano disinfettante sui materassi.

Uno sgombero mascherato?

Gli operatori dell'Ama hanno prelevato i materassi, le coperte e gli effetti personali dei migranti. Successivamente, quando la polizia ha chiesto di rimuovere anche le tende, i volontari hanno iniziato a preoccuparsi che l'operazione di "bonifica" non fosse altro che uno "sgombero mascherato":

Ancora la polizia e AMA non hanno girato le carte in tavola, ancora si parla di pulizia ma non si danno rassicurazioni su dove dormiranno stanotte i migranti che sono qui, e dove andranno i nuovi che – come ogni sera – stanno per arrivare. E' uno sgombero? è una pulizia straordinaria? Non ci è dato saperlo.

Una situazione simile a quella di stamattina si era verificata esattamente un anno fa, quando le forze dell'ordine sono intervenute sul piazzale della stazione Tiburtina per portare via con la forza i transitanti che si erano accampati in attesa della riapertura delle frontiere – e chi era riuscito a fuggire aveva trovato rifugio dentro al Baobab, che poi ha rischiato il collasso. Un altro episodio analogo ha riguardato uno degli ultimi giorni di vita del centro, a fine novembre: durante un blitz delle forze dell'ordine all'alba, è stata perquisita la struttura, identificati tutti i migranti presenti e portati all'ufficio immigrazione quelli senza documenti. Anche in quel caso i volontari avevano parlato di utilizzo sproporzionato di mezzi e uomini". Qualche giorno dopo, il centro è stato chiuso. Visto il proverbiale disinteresse dell'amministrazione Tronca per la questione, dunque, i timori di oggi riguardo una possibile "trappola" erano più che giustificati.

Alla fine, i volontari sono riusciti a ottenere la rimozione solo dell'accampamento sul piazzale sotto al cimitero del Verano, dove erano stati montati altri letti per far fronte agli arrivi. In via Cupa, invece, le tende sono rimaste ma i migranti stanotte non dormiranno lì, distribuiti, sembra, nei pochi posti disponibili in centri della capitale – anche se sul punto non ci sono ancora notizie certe. Una soluzione ovviamente provvisoria, che per l'ennesima volta non affronta una situazione che può solo andare a peggiorare. E temo che sarà così finché i grossi problemi dell'accoglienza a Roma saranno ridotti a una "questione di decoro".

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