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Zingaretti in aula difende Venafro: “Estraneo sistema gare d’appalto e mafia capitale”

Dopo le dimissioni del suo capo di gabinetto Maurizio Venafro, coinvolto in un’inchiesta su una gara d’appalto in odor di mafia capitale, Nicola Zingaretti va in aula alla Pisana a difendere il suo braccio destro. All’attacco le opposizioni.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo le dimissioni del suo capo di gabinetto Maurizio Venafro, coinvolto in un'inchiesta su una gara d'appalto in odor di mafia capitale, Nicola Zingaretti va in aula alla Pisana a difendere il suo braccio destro. Venafro ieri, dopo aver reso pubbliche le sue dimissioni con una lunga lettera indirizzata al presidente Zingaretti, ha fatto sapere di essere già comparso spontaneamente di fronte ai pm per chiarire la sua posizione e rispondere alle domande degli inquirenti.

Non ha dubbi su di lui Zingaretti. "Il dottor Venafro è una persona che stimo, che ha grandi capacità, una persona onesta e trasparente e che ringrazio per il lavoro svolto", ha detto il governatore che ha poi chiarito come il suo collaboratore "non fa parte e non ha mai fatto parte di nessuna commissione di assegnazione di gara, e tanto meno di quella del Cup. Nel ruolo da lui ricoperto, fino a ieri, non aveva potere e competenze sulla nomina dei membri di commissione".

Il governatore ha poi chiarito come la gara per il Cup (centro unico prenotazione) non è andata a nessuna delle società sotto indagine, così come nessuna delle 18 gare bandite dalla sua giunta da quando è in carica, una circostanza chiarita anche dalla Commissione d'inchiesta voluta dallo stesso Zingaretti all'indomani dell'esplosione dell'inchiesta su mafia capitale. "La vicenda si inserisce in un contesto chiaro, quello di una indagine iniziata a dicembre, chiamata Mondo di Mezzo, che ha portato all'apertura di una fase di indagini che ha portato alla luce un perverso intreccio di poteri criminali in rapporto con i più diversi livelli della politica. Già a dicembre – ha ricordato Zingaretti – fummo spinti ad affrontare la gravità di quanto emerse, e immediatamente mi assunsi il compito di bloccare tutte le gare in essere della nostra Regione e di dare mandato ai vertici della Centrale unica acquisti di fare una ulteriore verifica per verificare l'esito di quanto era accaduto, come d'altronde richiesto da molti consiglieri".

Sul piede di guerra le opposizioni. Dopo aver ascoltato le parole di Zingaretti in aula i capigruppo di centrodestra alla Pisana hanno presentato una risoluzione congiunta che "impegna il presidente della Regione a consegnare i verbali di tutte le gare d'appalto della legislatura in corso, svolte e in svolgimento a cura della direzione regionale Centrale acquisti, alla commissione Bilancio del Consiglio regionale, dall'inizio e sino alla conclusione di ciascuna". La risoluzione chiede inoltre di «adottare una analoga procedura per quanto concerne le gare nei settori della sanità, del trasporto, dell'ambiente e rifiuti, gestite dalla Regione ovvero enti controllati",  e di  "anticipare, nell'ambito della verifica sul raggiungimento degli obiettivi di metà mandato, una rotazione dei direttori generali delle aziende sanitarie della Regione in attuazione della normativa anticorruzione".

Duro anche il Movimento 5 Stelle che in aula ha chiesto le dimissioni di Zingaretti. "Lei ha chiesto serenità e io le dico che chiedo le sue dimissioni, non solo per questo episodio ma per un'intera pagina scritta da questa amministrazione che segna un fallimento: il re è nudo e lei è l'unico a non accorgersene. Quanto accaduto non è un fulmine a ciel sereno", così il capogruppo M5s alla Regione Lazio Gianluca Perilli.

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