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Viterbo, cucciolo di lupo decapitato e i resti infilati in una busta

La macabra e triste vicenda arriva da Vitorchiano, dove un giovane del luogo ha scoperto la busta con i resti dell’animale mentre si trovava a fare una passeggiata con i suoi cani. Della testa però nessuna traccia. Davide Giannone, inorridito e arrabbiato per la scoperta di quello che sembra un gesto di cattiveria gratuito, ha deciso di divulgare la storia.
A cura di Redazione Roma
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"Un cucciolo di lupo decapitato, imbustato e lasciato marcire. Con l’aiuto di mia sorella di soli 16 anni gli abbiamo dato una degna sepoltura in quello che era il suo bosco, sotto un grande masso di peperino. Ed è giusto che la gente sappia”. La storia, macabre e triste, arriva da Vitorchiano, comune in provincia di Viterbo, dove ieri pomeriggio Davide Giannone ha rinvenuto i resti dell'animale durante una passeggiata con sua sorella e i loro cani. All'interno della busta il corpo del lupo, ma non la testa.

Una vicenda che Davide, inorridito e arrabbiato per quello che sembrerebbe essere un atto di gratuità crudeltà ha deciso di testimoniare diffondendo le foto e raccontando cosa è accaduto. "Erano circa le quattro del pomeriggio quando, in prossimità di un torrente, i miei cani si sono improvvisamente allontanati fino ad arrivare sulle sponde del corso d'acqua. Come se avessero sentito qualcosa, avevano puntato verso quello che sembrava essere il solito rifiuto gettato via da qualcuno che, evidentemente, tiene poco o nulla alla natura – si legge in una testimonianza resa a il Messaggero – Più mi avvicinavo, racconta, e più quell'odore diventava pungente". Poi la macabra scoperta: "Dopo una breve ricerca su internet, dove ho confrontato le impronte di cani, volpi e lupi, mi sono reso conto che quei poveri resti martoriati appartenevano proprio ad un lupo".

Dopo 46 anni, dal 2017, il lupo non è più una specie protetta. Il Piano di Conservazione del Lupo né tutela tuttavia la presenza sul territorio nazionale, ma al contempo mira a facilitare la convivenza tra l'animale, gli allevatori e la presenza umana, che si è fatta sempre più limitrofa all'habitat dell'animale. Se ne è disposto così l'abbattimento selettivo del 5% degli esemplari ogni anno. Una scelta che può però aprire la strada nei prossimi anni a fenomeni incontrollati di caccia all'animale, per "sport" o da parte di chi non ha nessuna intenzione di convivere con il suo vicino e con le sue scorribande in allevamenti e pollai.

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