Visita della Piramide Cestia a Roma: mappa, orario e prezzi
La Piramide Cestia (o Piramide di Caio Cestio) è una piramide egizia che si trova a Roma tra Porta San Paolo e il cimitero acattolico, nel cuore del quartiere Ostiense. Si tratta di uno dei monumenti più caratteristici e antichi della Capitale, anche se probabilmente tra i meno conosciuti. Pochi sanno, infatti, che questa struttura, alta 36 metri, si può anche visitare. Ecco, allora, tutte le informazioni per ammirare da vicino la Piramide Cestia, dagli orari di apertura, ai prezzi di ingresso fino alla sua storia.
Come arrivare | Orario e prezzi | Storia
Come arrivare alla Piramide Cestia
La Piramide Cestia si trova in via Raffaele Persichetti. È consigliato arrivarci con i mezzi pubblici, dal momento che si trova di fronte l'ingresso della fermata "Piramide" della linea B e della linea B1 della metropolitana. In alternativa, è possibile utilizzare uno degli autobus che fa capolinea nel vicino piazzale della Stazione Ostiense, come le linee 23 e 80. Non conviene prendere la macchina per visitare il sito, ma, se siete automuniti, potete cercare parcheggio nei dintorni della stazione della metropolitana oppure sulle strisce blu lungo via Ostiense o viale Aventino, per poi percorrere qualche metro a piedi.
Orario e prezzi per visitare la Piramide Cestia
La Piramide Cestia è visitabile solo con visita guidata e accompagnamento e su prenotazione. Si può accedere ogni primo e terzo sabato del mese alle ore 10:30 dopo la visita al vicino Museo di via Ostiense, mentre negli altri weekend è possibile riservare una visita didattica anche per i gruppi e per i singoli chiamando al numero 06.39967700: il servizio di prenotazione è attivo dal lunedì al venerdì dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 17:00, il sabato fino alle 14:00. Il biglietto di ingresso costa 5.50 euro più 2 di prevendita se si acquista online sul sito dedicato. L'accesso è consentito a gruppi di massimo 20 persone e la visita dura una decina di minuti.
Storia della Piramide Cestia
La Piramide Cestia fu costruita tra il 18 e il 12 A.C. per ospitare la tomba del pretore e tribuno della plebe Caio Cestio, detto Epulone perché membro del Collegio dei Septemviri Epulones, magistrati che a Roma avevano il compito di organizzare i banchetti sacri. Secondo una iscrizione che compare sulla sua facciata, ci vollero 330 giorni per completare la struttura, realizzata interamente in calcestruzzo. All'interno, dato l'enorme fascino che la cultura nord africana esercitava sui romani, che avevano da poco conquistato l'Egitto, venne collocato il tesoro del pretore, tanto è vero che in passato ci furono numerosi tentativi di furto testimoniati da segni di effrazione ancora oggi visibili.
La sua posizione ne ha garantito anche la longevità: trovandosi al confine delle Mura Aureliane, nei secoli successivi divenne così struttura difensiva, venendone inglobata nel III secolo, mantenuta fine alla fine dell'Ottocento. All'epoca era unita direttamente a Porta San Paolo, ma questo collegamento fu distrutto con i bombardamenti sulla città nel 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale. Ai suoi piedi, a partire dal diciottesimo secolo si cominciarono a seppellire i cittadini stranieri non cattolici morti a Roma in quello che sarebbe diventato il cimitero acattolico, detto anche cimitero degli inglesi. Oggi le sue dimensioni appaiono notevolmente ridotte perché il livello stradale è stato rialzato.
Grazie al lavoro di restauro promosso dalla Soprintendenza capitolina nel 2001 il sito è attualmente visitabile all'interno: nelle piccole stanze di cui si compone si possono ammirare affreschi sulle pareti, scritte e svariati disegni. La copertura è a botte, mentre il pavimento è a mattoncini disposti a lisca di pesce. Purtroppo non è mai stato rinvenuto il sarcofago del tribuno che ne ordinò la costruzione, anche se alcuni suoi cimeli sono conservati nel Museo di Porta San Paolo. All'esterno, invece, ai lati della costruzione, dovevano esserci quattro colonne, ma ne restano visibili soltanto due, dalla parte dell’ingresso attuale, che furono scavate e riportate alla luce nel 1656.