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Virginia Raggi prova a staccare luce e acqua a Lucha y Siesta: donne incatenate

Questa mattina un tecnico ha provato a staccare la luce e l’acqua alla casa rifugio per le vittime di violenza Lucha y Siesta, ma ha rinunciato quando ha visto che decine di persone erano davanti ai cancelli. All’interno dello stabile vi sono ancora donne e bambini per i quali non è stata trovata una soluzione abitativa adeguata.
A cura di Natascia Grbic
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Il Comune di Roma lo aveva annunciato: il 25 febbraio sarebbero state staccate le utenze alla casa rifugio per le donne vittime di violenza Lucha y Siesta. E così questa mattina verso le 9, un tecnico si è recato in via Lucia Sestio 10 per togliere acqua e corrente all'immobile nonostante all'interno vi fossero ancora donne e bambini. "Un fatto di una violenza inaudita – commentano le attiviste di Lucha y Siesta – Fortunatamente il tecnico è andato via non appena ha visto che siamo in tante qui davanti. Non escludiamo però che si ripresenti in giornata". Diverse donne si sono incatenate ai contatori per evitare che luce e acqua vengano staccate. "Dentro Lucha ci sono ancora donne e bambini – spiegano le attiviste – Alcune sono andate via tre giorni fa, ma per altre non sono state ancora trovare soluzioni adeguate". Per non finire in mezzo a una strada, sono rimaste dentro Lucha.

Lucha y Siesta, dal Comune di Roma soluzioni inadeguate

Negli ultimi mesi dipartimento e sala operativa sociale hanno avviato un'interlocuzione con Lucha y Siesta al fine di coordinare il ‘ricollocamento' delle donne presenti all'interno della struttura. Una questione estremamente delicata, perché riguarda persone con vite molto complesse che rischiano di trovarsi senza punti di riferimento. "Il Comune ha messo a disposizione alcuni appartamenti, in cui le donne dovrebbero vivere in completa autonomia – ha spiegato a Fanpage.it un'operatrice di Lucha y Siesta – Se per alcune questa sarà una soluzione adeguata, non lo è però per tante altre, che non sono pronte a fare un passo del genere e che, interrompendo il loro percorso, si troverebbero senza servizi specifici, senza operatrici, senza punti di riferimento. Come se il contrasto alla violenza fosse solo fornire un tetto sopra la testa. Oltre ad essere inadeguati per molte, gli appartamenti individuati non sono neanche numericamente sufficienti per tutte. Ad alcune donne è stato infatti proposto un trasferimento in case famiglia e case rifugio in cui si troverebbero a ricominciare da capo il percorso già avviato a Lucha y Siesta".

Distacco delle utenze nonostante il possibile acquisto della Regione Lazio

Il distacco delle utenze di Lucha y Siesta dovrebbe avvenire nonostante la Regione Lazio abbia espresso la volontà di acquistare lo stabile e garantire il continuo del progetto portato avanti dalle operatrici. Anche il Comune di Roma ha dichiarato che proverà a vedere se ci sono gli estremi per partecipare all'asta e comprare l'immobile. In quest'ultimo caso però, non sarebbe assicurato il proseguimento delle attività di Lucha y Siesta.

Il Campidoglio: "Consegnati appartamenti a nove donne"

Nel pomeriggio di oggi il Campidoglio ha diramato una nota in cui annuncia che "è stata completata la consegna delle chiavi degli appartamenti in cohousing messi a disposizione dall’Amministrazione Capitolina per le donne occupanti l’immobile Atac in via Lucio Sestio che si trovano in una fase avanzata del percorso di fuoriuscita dalla violenza. I primi 9 nuclei sono dunque già entrati nelle loro nuove case". "C'è posto per tutte – continua – Il Comune ha messo a disposizione delle donne che si trovano in una fase già avanzata del percorso di fuoriuscita dalla violenza, dunque vicine all'autonomia, posti in appartamenti in cohousing; alle donne invece che hanno bisogno ancora di un alto livello di protezione e tutela, ha riservato posti dedicati in circuiti protetti con indirizzo segreto. La soluzione è personalizzata per rispondere alle necessità indicate dalle operatrici per ognuna. L’Amministrazione ritiene che al centro della questione non possa essere messo l’immobile che sarà presto venduto all’asta, bensì il futuro delle donne che vi si trovano all’interno, insieme ai bambini, e parallelamente la possibilità di sperimentare il progetto di Lucha y Siesta in un’altra struttura".

Lucha y Siesta: "Da Comune solo menzogne, clima di violenza inaccettabile"

"Non è vero che è stata trovata una soluzione per tutte – hanno risposto le attiviste di Lucha y Siesta – Delle 14 donne che abitavano a Lucha y Siesta, solo 9 hanno ottenuto appartamenti in cohousing. Appartamenti che in alcuni casi sono stati consegnati privi di mobilio essenziale o senza acqua calda, in un clima di violenza che ha reso un passaggio solitamente positivo e felice un momento drammatico. Al momento ci sono 5 donne e 3 bambini che ancora abitano nella Casa. Non è inoltre assolutamente vero che c'è un dialogo aperto per proseguire l'esperienza di Lucha y Siesta". "Lucha y Siesta non è un immobile, è uno spazio femminista liberato 12 anni fa dal degrado e dall'incuria e trasformato in un punto di riferimento sociale e politico – continua la nota – È evidente che la Sindaca Raggi non conosce Roma e non ha capito il peso di una realtà come la nostra nel territorio della città e quale prezioso contributo abbia avuto nella lotta alla violenza di genere e all’autodeterminazione delle donne. Lo dimostrano anche le migliaia di persone, attiviste, artiste, politiche, anche a livello internazionale, che si sono mobilitate in questi mesi".

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