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Unioni Civili: opposizioni in rivolta annunciano ricorso al Tar

Pochissimi gli ordini del giorno e gli emendamenti ammessi alla delibera sull’istituzioni del registro delle unioni civili da parte dell’ufficio di presidenza dell’Aula Giulio Cesare. Insorgono le opposizioni che annunciano un ricorso al Tar.
A cura di Valerio Renzi
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Una sforbiciata decisa sugli emendamenti presentati dalle opposizioni per tentare la via dell'ostruzionismo al provvedimento sulla nascita di un registro delle unioni civili da parte del Comune di Roma Solo 200 emendamenti su 1500 e solo 83 ordini del giorno su 6000 sono stati ammessi alla discussione. Questa la decisione degli uffici di presidenza dell'assemblea capitolina. Una decisione che ha mandato su tutte le furie le opposizioni che è insorta. "Oggi è morta la democrazia in Aula – ha dichiarato Dario Rossin di Forza Italia -. Per questo farò diffida al Prefetto e ricorso al Tar per segnalare la questione agli organi giudiziari competenti. La maggioranza è vittima di se stessa. Non si possono cassare gli ordini del giorno che per loro natura non possono essere ritenuti inammissibili: su 5700 odg la maggioranza ha ritenuto di lasciarne in vita solo 83".

"Credo sia stato impedito l'articolo sull'espletamento del proprio mandato – rincara la dose Giordano Tredicine – Noi abbiamo proposto una serie di odg ed emendamenti ritenuti ammissibili in altre città italiane. Qui c'è quindi una responsabilità politica e per questo faremo ricorso al Tar e diffida al Prefetto che sarà fatta direttamente nei confronti della presidenza dell'Assemblea capitolina". "Non si può bloccare la città per i capricci di un sindaco – sbotta la consigliera di Ncd Lavinia Mennuni – Marino ritiri la delibera, e poi ritiri se stesso. Contro questo comportamento siamo pronti a ricorrere al Tar. Mentre la città aspetta provvedimenti ben più incisi e utili per la collettività la maggioranza targata Marino le prova proprio tutte pur di approvare la delibera, dichiarando inammissibili quasi 6000 ordini del giorno approntati dalle opposizioni in spregio ai più elementari rudimenti democratici". Critici anche i 5 Stelle: "Non si può censurare così il dibattito in aula".

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