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Omicidio Sara Di Pietrantonio. Tutti eroi con una tastiera davanti

I due testimoni, attaccati ferocemente e accusati di essere anch’essi causa della morte di Sara Di Pietrantonio. A leggere i commenti sul web, chiunque si sarebbe fermato a prestare soccorso. Un popolo di altruisti ed eroi. Peccato sia facile giudicare le altrui reazioni dalla poltrona, senza trovarsi al posto di chi quella realtà l’ha vissuta per davvero.
A cura di Charlotte Matteini
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La vittima, Sara Di Pietrantonio

Che avrei fatto se, nel cuore della notte, percorrendo la malfamata via della Magliana in macchina, mi fossi improvvisamente trovata davanti una ragazza che chiedeva aiuto? Mi sarei fermata? L'avrei aiutata? Avrei capito che cosa stava succedendo oppure avrei pensato a un'imboscata, delle tante se ne sentono in giro, di complici che inscenano una situazione di pericolo al solo scopo di riuscire ad attrarre sprovveduti da rapinare? Sono tante le domande che mi passano per la testa, alla quale non saprei mai dare una risposta onesta. Io non lo so che cos'avrei fatto se mi fossi trovata a passare di lì, mentre il fidanzato, Vincenzo Paduano stava per ammazzare Sara Di Pietrantonio.

Non ho idea di cosa abbiano realmente pensato i due automobilisti che si sono trovati a percorrere via della Magliana, se abbiano compreso la gravità della situazione, se hanno pensato che la coppia stesse solo discutendo, se abbiano effettivamente captato le urla disperata di Sara, o se abbiano semplicemente avuto paura. Avrebbero potuto contattare le forze dell'ordine e farle intervenire, forse in questo modo Sara avrebbe potuto essere ancora viva. Verissimo, una chiamata avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi e non sarebbe costato nulla farla, anche proseguendo il tragitto. Ma fermarsi, lì, direttamente sul luogo dell'omicidio? Perché colpevolizzare, come sta avvenendo da giorni, due persone che magari non hanno avuto il coraggio di accostare perché non in grado, in caso di serio pericolo, di intervenire per salvare la vita di una persona? Quasi sembrano essere messi sullo stesso piano del vero omicida. Hanno ucciso con la loro indifferenza. Ma che ne sappiamo, noi, di cosa possono aver visto o provato quella notte?

Fare gli eroi non è semplice. Bisogna essere lucidi, preparati e consapevoli delle reazioni e degli effetti che possono scaturire dai gesti che si stanno per compiere. Bisogna essere addestrati al pericolo, in un certo qual senso. Se non si è in grado di difendere se stessi, come si può pensare di intervenire per difendere una sconosciuta senza nemmeno sapere che cosa stia davvero accadendo? Senza essere fisicamente e psicologicamente preparati, o armati, si rischia addirittura di compromettere la situazione.

E' troppo facile e troppo comodo giudicare il comportamento tenuto quella notte da quelle due persone. Noi tutti, che discutiamo e le accusiamo, siamo a conoscenza della dinamica dei fatti grazie alle ricostruzioni lette sui giornali. Quando però l'altra notte i due automobilisti si sono trovati a passare di lì, non avevano a disposizione tutte le informazioni che abbiamo noi. Non si sono fermati per indifferenza? Non è certo, inutile accusare senza sapere ciò che hanno pensato in quegli attimi e quali siano state le motivazioni che hanno scatenato la loro reazione.

Sembra quasi si preferisca imbastire un processo mediatico contro delle persone di cui non sappiamo praticamente nulla, accusandole di aver anch'esse contribuito alla morte di Sara, anziché discutere della radice del problema e di quell'imperante cultura maschilista strisciante e subdola, capace di scatenare istinti brutali che sfociano in atti criminosi di cui sempre più spesso sentiamo parlare. Donne considerate proprietà dei propri compagni e fidanzati, come fossero degli oggetti privi di volontà. Donne che quando cercano di liberarsi dalla morsa del possesso, finiscono per subire umiliazioni e vessazioni.

L'unico colpevole acclarato, in tutta questa storia, è solo uno: l'ex fidanzato reo confesso, che ha bruciato viva Sara, pensando di poter togliere la vita a una persona che aveva deciso di non essere più considerata un'inerme proprietà senza voce in capitolo. Se qualcuno fosse intervenuto, Sara avrebbe potuto essere salvata? Così sostengono gli inquirenti. Probabilmente sarebbe ancora viva se qualcuno l'avesse trascinata via dalla furia omicida dell'ex fidanzato. Ma ciò non è accaduto, per molteplici motivi.

"Io mi sarei fermato, l'avrei aiutata. Sono già intervenuto in situazioni simili", sostengono molti. Benissimo, nulla da recriminare. Anzi, chapeau. Ma non siamo tutti uguali e risulta un inutile esercizio di stile, e anche un po' presuntuoso, pensare che grazie a un'esperienza di vita vissuta ci si guadagni in qualche modo il diritto di ergersi a giudici e  bacchettare chiunque non abbia la nostra stessa indole o propensione al rischio.

Accusare delle persone innocenti di essere anch'esse degli assassini a causa di una supposta e non provata indifferenza, cui prodest?

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