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Turista di 19 anni violentata in pieno centro rimane incinta: condannato a 4 anni il suo stupratore

Una ragazza finlanese di 19 anni è stata violentata lo scorso settembre in pieno centro a Roma da un lavapiatti di 23 anni che si era proposta di riaccompagnarla a casa. Ora il violentatore è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere al termine di un processo con rito abbreviato. Il pm ha riconosciuto le attenuanti generiche. La ragazza, rimasta incinta quella notte, ha affrontato non solo il trauma dello stupro ma anche un’interruzione volontaria di gravidanza.
A cura di Valerio Renzi
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Una violenza terribile, consumatasi per strada in pieno centro a Roma in via Palestro, a due passi della stazione Termini. Sono le 4 di notte del 10 settembre scorso quando una turista finlandese di 19 anni accetta di farsi riaccompagnare a casa da Khann Saddam, un giovane di nazionalità bengalese conosciuto fuori il Yellow Pub, punto di riferimento per le serate dei turisti che alloggiano nei tanti alberghi dei dintorni. È ubriaca e il 23enne, che ha staccato dal suo turno da lavapiatti, la bacia. Lei fa resistenza, ma di fronte alla sua reazione accetta quel bacio controvoglia sperando di arrivare nel più breve tempo possibile nella sua stanza.

Ma l'incubo è appena iniziato: il 23enne crede ormai che la ragazza sia a sua disposizione, e insiste in un approccio decisamente più spinto, di fronte al quale la giovane oppone una ferma resistenza. Ma questo non basta e per strada l'aggredisce con una violenza definita dal pm Andrea Cusani "animalesca", stuprandola. Ora il lavapiatti è stato condannato a 4 anni e 4 mesi al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, una sentenza che non soddisfa per niente l'avvocato difensore della giovane vittima Angela Leonardi.

"Francamente – ha dichiarato al Messaggero – ritengo che la pena di 4 anni e 4 mesi sia bassa. Sono state concesse le attenuanti che il pm nella sua requisitoria ha inteso richiedere ritenendo che esistano tra l'imputato e la parte offesa delle barriere culturali che ne giustificano l'applicazione". La legale ha sottolineato come la sua assistita, oltre alla violenza subita e il trauma ancora elaborare, è rimasta incinta quella notte scegliendo di affrontare come conseguenza dello stupro anche un'interruzione volontaria di gravidanza.

"Non lo avevo mai visto. – ha raccontanto la ragazza durante il procedimemto – Avevo bevuto alcolici, ma mi sentivo in grado di riconoscere il pericolo. Ho chiesto al ragazzo se era in grado di riaccompagnarmi a casa e lui mi ha assicurato che lo avrebbe fatto. Ho quindi ho detto alla mia amica che mi sentivo tranquilla ad andare con lui. Ci siamo allontanati a piedi. Mi ha detto che l'auto era parcheggiata nelle vicinanze. Arrivate ad un auto mi ha detto che voleva essere baciato per essere riaccompagnato. Gli ho detto no. Ha insistito. Ho accettato, ma solo quello. Poi ho capito di non avere scampo". Dal canto suo l'aggressore ha sempre sostenuto che il rapporto fosse consenziente.

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