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Truffa a danno della Rai, gettoni d’oro per concorsi a premio mai coniati dalla zecca

La Rai avrebbe subito un danno di 700mila euro da parte di cinque dirigenti della Zecca, indagati per truffa aggravata e frode. Suggerivano ai vincitori del premio di ricevere la stessa cifra ma in denaro e se loro accettavano, non coniavano i gettoni d’oro, preparando falsi documenti e inviando fatture non dovute all’emettente televisiva.
A cura di Alessia Rabbai
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Gettoni d'oro per concorsi a premi mai coniati. È la truffa da 700mila euro a danno della Rai per la quale risultano indagati cinque dirigenti ed ex dirigenti dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.a. L'accusa è dei reati di truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture. I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma  stanno provvedendo a notificare ai diretti interessati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, coordinate dalla procura della Repubblica e svolte dal Nucleo di polizia Economico-Finanziaria. Sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti c'è l'accordo tra Rai e Ipzs, patto che prevede la fornitura dal 2013 al 2016 di gettoni d'oro, utilizzati come premi destinati ai concorrenti di concorsi televisivi. L'emittente pubblica doveva utilizzarli nelle note e varie trasmissioni televisive Rai,  tra le quali ‘Red Or Black', ‘Uno Mattina', ‘Super Brain – Le Super Menti', ‘I Fatti Vostri', ‘Mezzogiorno In Famiglia', ‘L’anno Che Verrà', ‘La Terra Dei Cuochi', ‘La Prova Del Cuoco' e “Affari Tuoi”. Secondo quanto emerso durante gli accertamenti, i cinque indagati suggerivano ai vincitori del premio di ricevere la stessa cifra ma in denaro, facendo coniare i gettoni d'oro solo nel caso in cui chi doveva riceverli, avesse rifiutato la proposta.

Al contrario, se i vincitori avessero richiesto di ricevere i soldi, gli indagati non coniavano i gettoni d'oro, violando il contratto e preparando falsi documenti interni sul trasporto, verbali di coniatura, verbali di reingresso in magazzino, che registravano informazioni non vere. Ciò avveniva in apparenza per consentire all’Istituto di risparmiare nell’acquisto di oro ma in realtà affinché l'azienda potesse ottenere incentivi annui pro capite fino a circa 45mila euro. La frode ha comportato, tra l’altro, la richiesta di pagamento di fatture non dovute alla Rai per pagare le spese di produzione dei gettoni d’oro mai coniati, con grave danno economico per l'emittente televisiva.

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