Trieste Salario: sgominata la banda di ragazzini della Roma bene che giocavano a Gomorra
Erano diventati il terrore dei loro coetanei nel quartiere Trieste Salario e Africano a Roma. In tutto 10 giovanissimi, quasi tutti minorenni, sono stati arrestati dagli agenti del Commissariato Vescovio. Sono ritenuti responsabili di decine di episodi di rapina e violenza nei confronti di altri giovani ripetutisi con frequenza quasi quotidiana. Uno dei membri della gang è finito in carcere, tre ai domiciliari, gli altri sei (tutti minorenni) sono stati denunciati a piede libero. L'inchiesta è partita dalle denunce presentati dai genitori di alcune delle vittime, che stanchi di vedere i figli tornare a casa impauriti li hanno convinti a parlare con gli agenti.
"Si è accertato che il gruppo operava nella zona quasi esclusivamente per il gusto di predominare sugli altri, per segnare il territorio e rapinare ‘paghette settimanali', oggetti di valore e capi di abbigliamento firmati, che non esitava a esibire sui social come trofei per l’impresa compiuta", si legge in una nota. I proventi delle rapine erano utilizzati per comprare droga e mettere benzina. Crimini che venivano compiuto per il gusto di farlo, per riaffermare con la sopraffazione il dominio sul "loro" territorio". Ragazzini della ‘Roma bene' che rapinavano e picchiavano non certo per necessità ma per farsene vanto tra i coetanei e sui social network.
E anche grazie alle foto dei "trofei" come giacche di marche esibite sui social, che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire l'identità di tutti i membri della banda. "L’azione di due o più componenti la gang – scrivono gli investigatori – era condivisa con gli altri sui social per affermare il messaggio che nessuno poteva invadere il loro territorio ed anche per spaventare le stesse vittime, spesso conoscenti o addirittura amici sui profili Facebook, che potevano così verificare direttamente la esternazione del potere e della prepotenza della gang". Secondo gli investigatori grande il fascino di serie tv come Gomorra sul linguaggio e l'immaginario in cui erano immersi i membri del gruppo.