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Tredicenne morto a scuola, l’appello del padre: “Non può essersi ucciso, vogliamo la verità”

I genitori del ragazzino di 13 anni morto cadendo dalla tromba delle scale della propria scuola non credono all’ipotesi del gesto volontario e lanciano un appello per la verità: “Chi sa parli, non si può archiviare come un suicidio”. La famiglia descrive un ragazzo sereno e senza particolari problemi, socievole e integrato con i compagni, escludendo poi che fosse vittima di bullismo.
A cura di Valerio Renzi
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La procura di Roma ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, in relazione alla morte lo scorso venerdì di un ragazzino di 13 anni, precipitato dalla tromba delle scale dell'istituto Santa Maria in via Tasso nel centro della capitale. Una morte in cui contorni sono ancora tutti da definire, ma dove tutto fa pensare al gesto volontario. Ma di questo i genitori proprio non si riescono a capacitare, sono convinti che sotto ci sia qualcos'altro che ancora non è venuto alla luce e chiedono a chi sa di farsi avanti e di parlare.

Il padre: "Non si può archiviare come un suicidio"

L'appello arriva da una lunga intervista rilasciata dal padre del 13enne al quotidiano la Repubblica, in cui si racconta di un ragazzino normale, senza particolari problemi e che non aveva manifestato particolari stati emotivi o d'ansia, neanche quella stessa mattina, quando li ha salutati allegro:

Il mio bambino era sereno e pieno di vita. Non crediamo che si sia volontariamente tolto la vita. Vogliamo sapere la verità anche dalla scuola: se qualcuno sa, tra i compagni di classe o i professori, deve dirlo. La morte di mio figlio non può essere archiviata come un suicidio. Gli investigatori devono cercare la verità e non vogliamo che si escluda nessuna altra ipotesi.

I genitori escludono che fosse vittima di bullismo

La stessa cosa i genitori e i parenti del 13enne hanno raccontato agli inquirenti. Ancora non c'è chiarezza poi sul contenuto del biglietto ritrovato nello zaino ragazzo, di cui i genitori asseriscono di non conoscere ancora cosa ci fosse scritto. Escludono poi che il figlio posso essere stato vittima di bullismo, raccontando di come avesse un buon rapporto con i coetanei: "Era perfettamente integrato nella classe, nella scuola e con gli amici dello sport. Era un ragazzino sereno e molto sensibile. E comunque se fosse accaduto qualcosa anche con i compagni di classe ce lo avrebbe raccontato sicuramente. Così come se fosse stato preso di mira da qualcuno, lo avrebbe detto a casa, si sarebbe confidato. Di questo ne siamo sicuri. O ci saremmo comunque accorti di un suo cambiamento, siamo genitori attenti e molto presenti".

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