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Tra Partito democratico e Ignazio Marino, è l’ora della resa dei conti

Dopo il sondaggio-killer commissionato dal partito e usato contro il Sindaco, oggi riunione del gruppo consiliare del Pd: sul banco degli imputati il capogruppo D’Ausilio. Si allunga l’ombra delle larghe intese sul Campidoglio, mentre Zingaretti conferma l’appoggio a Marino.
A cura di Valerio Renzi
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È arrivata l'ora dei conti tra Marino e il Partito democratico. Il sondaggio commissionato dal partito e fatto arrivare alla stampa, per il quale i consensi per Marino e la sua giunta sono in picchiata mentre al contrario continuerebbe ad esserci fiducia nel Partito democratico, ha mandato su tutte le furie l'inquilino del Campidoglio. Ieri ad ora di pranzo una riunione di chiarimento del gruppo democratico negli uffici di via delle Vergini. Sul banco degli imputati il capogruppo Pd in aula Giulio Cesare Francesco D'Ausilio, ex Margherita ora l'anima più centrista del gruppo consiliare. Com'è possibile, si chiedono in molti, che il sondaggio non sia stato oggetto di una discussione interna, ma consegnato invece alla stampa mettendo sotto processo l'operato della maggioranza? Perché un'indagine pagata con i fondi del gruppo consigliare democratico è diventato un ariete contro Marino e la giunta di centrosinistra? Il sindaco ha reagito con calma pubblicamente, minimizzando e facendo buon viso a cattivo gioco, ma nei corridoi si mormora di come sia furioso, disposto a far volare gli stracci al Nazareno se non avesse garanzie di appoggio.

Una parte del ‘problema' è che Marino è un manager, abituato a decidere e a fidarsi dei “suoi”, poco propenso a mediare con le correnti, a dare ascolto ai vari satrapi del partito; a questo si aggiunge la scarsa empatia tra il Sindaco e i cittadini che soffrono i mille problemi di una città immobile, aspettando risposte che non arrivano. Già dal giorno dopo l'elezione a Sindaco era apparso evidente la scarsa sintonia di Marino con il gruppo consigliare del suo partito: sulla composizione della giunta ha voluto decidere lui e soltanto lui, non solo scontentando qualcuno, ma compiendo scelte ai più incomprensibili: perché un uomo con una decennale esperienza nel mondo del sociale e con profondi rapporti con il terzo settore, come Daniele Ozzimo, è finito all'assessorato alla casa? Oppure: perché uno come Paolo Masini, che da sempre si occupa di scuola e formazione è ai lavori pubblici? Sullo sfondo “dell'operazione sondaggio” rimane poi il rimpasto di giunta rimandato ormai da mesi, con uno scontro aperto tra correnti, con Marino preso tra il manuale Cencelli e l'effettiva necessità di rilanciare l'azione di governo, nonostante le casse vuote e i vincoli di bilancio.

Larghe intese in Campidoglio? Al momento dell'esplosione della bomba l'unico a garantire il suo appoggio ferma a Ignazio Marino è stato il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, silenzio dai big del partito mentre Renzi alla Leopolda ha altro a cui pensare. Freddezza alla Leopolda dove il Sindaco si è recato ieri, senza incassare grandi appoggi per lui che è stato diversamente bersaniano prima e diversamente renziano poi. Ora, quando Marino è salito in Campidoglio Renzi ancora non aveva stravinto le primarie, ne aveva sbancato alle europee superando la soglia del 40% dei consensi o tantomeno era il capo del Governo. Praticamente un'altra epoca. Il Pd era ancora quello di Bersani e non il “Partito della nazione” . Così non stupisce che alcuni vogliano cambiare gli equilibri anche a Roma, chiedendo ad esempio che la poltrona di vicesindaco sia occupata da un altro democratico e non da Luigi Nieri di Sel, che ha anche una delega di peso come quella al patrimonio. Una parte del Pd romano non disdegnerebbe poi le larghe intese in Campidoglio, imbarcando nella maggioranza i centristi di Marchini e del Nuovo centro destra, che non si tirerebbero indietro. Le larghe intese sul modello del governo nazionale faciliterebbero, e di molto, la gestione di eventuali tagli e privatizzazioni. Non è un caso allora che Zingaretti corra a difendere il collega: obiettivo del tentato siluramento non è solo Marino, ma anche una opzione di centrosinistra che proprio Nicola Zingaretti, per ora all'ombra delle beghe nazionali del Partito, secondo molti è l'unico in grado di rilanciare al momento opportuno. Tra poco più di un mese il governatore del Lazio lancerà la sua fondazione, Demo, prove generali di assedio alla Leopolda?

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